Giustizialisti, manettari, forcaioli: vi stanno turlupinando. Facciamo finta di non sapere che la cancellazione della prescrizione sia la demolizione del diritto, come è. Facciamo finta di credere che esista un solo Paese civile ove non ci sia la prescrizione, come affermano alcuni wikigiuristi, sfidando il ridicolo per rotolarsi nell’osceno. Facciamo anche finta di abboccare all’assurdo secondo cui allungando a dismisura i tempi del procedimento si accorcino quelli del processo, che come dimostrazione di creduloneria supera ogni altra prova. Ebbene, vi dicono che cancellando la prescrizione, dopo il primo grado, si eviterà che tanti procedimenti finiscano nel nulla, che i “cavilli” salvino i colpevoli. Ecco, a questo non potete credere, perché è una bubbola offensiva della vostra cieca determinazione.
I numeri cambiano ogni anno, ma più o meno le dimensioni sono quelle: ben più della metà delle prescrizioni avviene davanti al giudice dell’indagine preliminare e a quello dell’udienza preliminare; un quarto nel corso del primo grado; 2% davanti al giudice di pace. Quindi: l’80% delle prescrizioni avviene prima della sentenza di primo grado. Ecco perché, cari manettari, alla balla che vi raccontano non potete credere. Se anche passasse quella roba, la vostra sete di condanne resterebbe insoddisfatta. Ciò a tacere del fatto che, per quanto incredibile, esistono anche gli innocenti. Condannati a pagare di tasca propria, spesso rovinandosi per sempre, il costo di una difesa eterna da un’accusa irresponsabile.
Come mai questa ecatombe di procedimenti? Per due ragioni. La prima è che esiste l’obbligatorietà dell’azione penale, per cui si deve aprire un procedimento anche quando è evidente che non arriverà a nulla. Salvini sostenne d’essere favorevole alla sua cancellazione, ma sono parole al vento, che non mosse foglia. La seconda è l’opposto di quel che vi hanno fatto credere: tutti i termini temporali della difesa sono perentori, talché, se non li rispettano, l’imputato e il suo avvocato, perdono ogni diritto e il procedimento procede spedito; la gran parte dei termini temporali dell’accusa, come quelli del tribunale, sono ordinatori, vale a dire che sono fissati ma si possono non rispettare. Ecco perché tanti procedimenti son morti che camminano. Il cavillo brocco è quello della procura. Che, tra parentesi, può anche usarlo per beffare l’obbligatorietà dell’azione penale o non essere bocciata in giudizio.
Ultimo punto: il contratto di governo. Dice il ministro Bonafede: il contenuto del mio emendamento è previsto dal contratto. Parola di avvocato. Eccovi il testo relativo: “È necessaria una efficace riforma della prescrizione dei reati, parallelamente alle assunzioni nel comparto giustizia: per ottenere un processo giusto e tempestivo ed evitare che l’allungamento del processo possa rappresentare il presupposto di una denegata giustizia”. Ora, a parte i due punti messi alla Totò e Peppino, dove legge che si cancella la prescrizione? Solitamente, quando un contratto non dice quel che una delle parti sostiene od ove sia inadempiente, ci si rivolge al giudice. Per tali materie, il Signor ministro stia tranquillo, non è prevista la prescrizione. Sicché voi, forcaioli, dovreste ripassare con comodo fra venti anni. Vi raggirano.