Nel giorno dell’approvazione del decreto sicurezza al Senato e in attesa di capire se il governo troverà il compromesso per il voto alla Camera, visti gli aspri scontri sulla prescrizione voluta dal M5S, Matteo Salvini segna un punto a suo favore illustrando le novità sulla gestione dell’accoglienza rivoluzionando costi e modalità: dall’attuale media di 35 euro a carico dello Stato per ogni persona accolta si passerà dai 19 ai 26 euro. Il ministro dell’Interno è convinto che con le nuove norme sulle gare e la trasparenza “i finti volontari non parteciperanno e non ci mangeranno le mafie”. Ha inoltre annunciato un accordo col Ghana e discussioni aperte con altri Paesi. All’indomani della presentazione del libro di Marco Minniti sulla sicurezza, anche il tema dell’accoglienza costringerà la sinistra a confrontarsi con l’attivismo del leader leghista.
UN QUADRO GIURIDICO CHIARO
Il prefetto Gerarda Pantalone, capo del dipartimento Libertà civili e Immigrazione, ha spiegato i passaggi di un provvedimento, destinato ora alla Corte dei conti prima di essere inviato alle prefetture, che senza eliminare servizi e garanzie comporta sensibili risparmi e definisce un quadro giuridico chiaro. Il prefetto ha ricordato che, prima ancora della direttiva di Salvini del 23 luglio, infatti, era stata la stessa Corte dei conti nello scorso marzo a sollevare rilievi sull’accoglienza analizzando gli anni dal 2013 al 2016. Oggi le persone inserite nel sistema sono scese a 144mila, ma il costo è troppo elevato rispetto al numero di coloro che effettivamente ottengono un tipo di protezione.
UN DISCIPLINARE DI GARA PER LE PREFETTURE
I punti essenziali illustrati dalla Pantalone sono: un disciplinare di gara che ogni prefettura dovrà applicare; la conferma di quanto previsto dalle direttive europee in tema di dignità della persona; una riorganizzazione dei 9mila attuali centri di accoglienza oggi “eterogenei per tipologia e dimensioni”; una conseguente dislocazione di personale e servizi in proporzione alle reali necessità; la previsione per ciascun immigrato di assistenza sanitaria, kit igienici, pocket money e una scheda telefonica da 5 euro per consentire di comunicare alla famiglia di essersi salvato; l’eliminazione dei servizi di integrazione e di inserimento territoriale che spetteranno solo a chi avrà la protezione internazionale e “quindi in un secondo momento”. In questo modo, ha aggiunto, si punta a ordine, trasparenza e uniformità mettendo fine a “un mercimonio” come l’ha definito Salvini.
IL COSTO PRO CAPITE VARIERÀ DA 19 A 26 EURO
Era eccessivo garantire l’assistente sociale o il medico anche per poche unità e quindi nei centri fino a 50 posti sarà creata una rete in modo che un solo assistente sociale si occupi di più centri a breve distanza tra loro. Inoltre, nei piccoli appartamenti che ospitano fino a 6-8 persone, gli immigrati si cucineranno in proprio anziché usufruire di una mensa. Il personale, dunque, aumenterà in proporzione al numero di assistiti così come, per esempio, il calo dei flussi migratori ha reso spesso quasi deserti gli hotspot dove sarà garantito un presidio minimo, salvo emergenze. Un grande centro di accoglienza che consente economie di scala farà scendere il costo pro capite a 19 euro mentre i centri più piccoli costeranno 26 euro per immigrato. Le gare, che saranno annuali per meglio calibrarle in base alle esigenze, avranno costi di base d’asta definiti in base alle normative previste dal ministero del Lavoro, dalle convenzioni Consip, dall’Autorità anticorruzione e altro. Il capo di gabinetto del ministro, prefetto Matteo Piantedosi, ha aggiunto che la nuova normativa (che sarà applicata dopo la scadenza delle concessioni attualmente in vigore) agevolerà i controlli su una corretta gestione e che il sensibile risparmio sarà una conseguenza, ma non è stato lo spunto.
ACCORDO CON IL GHANA
Salvini ha fornito notizie interessanti anche su altri fronti. Oltre a 44 profughi in arrivo in Italia con un corridoio umanitario da diversi paesi in guerra, sembra potenzialmente interessante l’accordo con il Ghana dove il ministro è stato martedì 6: grazie all’Eni e ai salesiani, entro quest’anno sarà firmato un protocollo per studio, vitto e alloggio a 800 giovani ghanesi al costo di 6 euro a testa al giorno. Ma l’obiettivo finale è decisamente più ambizioso e, forse, difficile: “entro due anni”, fornire lo stesso aiuto a 150mila ghanesi che, con le loro famiglie, fanno un totale di 600mila persone. Per questo oltre a fondi italiani, saranno coinvolti anche l’Unione europea e “governi stranieri come il Qatar, dove non a caso sono stato recentemente”. A chi gli contesta un’oggettiva conseguenza del decreto sicurezza, e cioè un aumento degli irregolari con l’abolizione della protezione umanitaria, il ministro replica che non si può “regalare” la protezione e comunque che sono intensi i contatti con quattro Paesi per definire accordi di riammissione.
CAMBIARE LE NORME SULLO SPACCIO
Connessa all’immigrazione c’è l’emergenza periferie e la morte della sedicenne Desirée Mariottini nel quartiere San Lorenzo di Roma sta lì a dimostrarlo. Salvini ha accennato alla possibilità di rivedere le norme sullo spaccio di stupefacenti, anche per le pressioni e forse per le frustrazioni delle forze dell’ordine che vedono subito in libertà quelli che arrestano. L’ha solo accennato perché ovviamente è materia da concordare con il ministro della Giustizia e quindi con il grillino Alfonso Bonafede: viste le polemiche di questi giorni, se ne riparlerà, ma è uno di quei temi accantonati da troppo tempo.