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Raggi: bene l’assoluzione. Ora si governi la città

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L’assoluzione di Virginia Raggi è una buona notizia, anzi un’ottima notizia. Lo è perché un’assoluzione (in democrazia) è sempre meglio di una condanna: significa che non è stato commesso un reato. Lo è ancor di più se riguarda il sindaco, perché vuol dire che il primo cittadino nulla ha fatto contro la legge. E poi è una buona notizia per la vita politica della città e dell’Italia tutta, poiché evita di mettere altre tossine nel sistema, che invece avrebbero imperversato in caso di sentenza di colpevolezza.

Insomma oggi un po’ tutti possono tirare un sospiro di sollievo, a cominciare da Luigi Di Maio e Matteo Salvini, che potranno così evitare di aggiungere alle tante pratiche da sbrigare anche quella di gettarsi a capofitto in una (probabile a quel punto) campagna elettorale sulla città, che (verosimilmente) li avrebbe visti su fronti contrapposti. In particolare è Di Maio a trarne vantaggio, poiché è di tutta evidenza l’effetto micidiale che avrebbe avuto una sentenza di colpevolezza nel movimento, sia in caso di dimissioni che nell’eventualità opposta.

In caso di dimissioni il M5S avrebbe dovuto infatti affrontare una battaglia difficilissima per la riconquista del Campidoglio, giocata peraltro dopo il crollo della più importante amministrazione “grillina” d’Italia. Ma anche nel caso di una “resistenza” in carica della Raggi il movimento avrebbe dovuto gestire una situazione non facile, nella ricerca di conciliare l’animo rigorosa con quella più governativa, fornendo peraltro agli avversari politici un elemento di polemica tanto poderoso quanto facile da usare.

Insomma nella maggioranza oggi molti tirano un sospiro di sollievo, che però presto diventerà un peso ulteriore sulle spalle del sindaco di Roma. Già, perché passata l’euforia dell’assoluzione saranno finiti tutti gli alibi per Raggi, compreso quello di dover amministrare convivendo con una inchiesta. Adesso nulla più inquina, condiziona o ostacola il giudizio dei cittadini sull’operato del sindaco, che avrà un primo test importante alle elezioni europee.

A Raggi diciamo che nessuna persona di buon senso può accusarla di essere colpevole unica dei grandi mali che affliggono la capitale. Le responsabilità sono assai più diffuse e affondano le radici nel tempo, coinvolgendo l’intero sistema istituzionale, economico e culturale che ha dominato in città per decenni (a prevalente appartenenza di sinistra).

È però altrettanto vero che in questi due anni e mezzo si è visto poco e quel poco è apparso pure assai pasticciato. Un po’ di tempo per rimediare ancora c’è, ma non molto. Iniettare un po’ di civiltà, un po’ di pulizia e ordine, un po’ di buona amministrazione (con uso di tecnologia) a Roma è possibile, ma certamente non facile. Sindaco Raggi ci provi con maggior convinzione, quel che resta di Roma non chiede altro.


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