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Phisikk du role – Votare insieme per le politiche e le europee si può

elezioni europee,Abruzzo

Le bandiere della capacità pentastellata di fare buona amministrazione nelle città simbolo di Torino e di Roma, non appaiono più tanto garrule. Anzi: la Raggi, come non bastasse tutto il resto, sinfila in un rognosissimo procedimento penale, dopo aver vissuto l’ebbrezza di una manifestazione di popolo organizzata con il web contro di lei (ironia della sorte..).

Appendino non se la passa tanto meglio: la piazza, ingrossata dalle file dei leghisti, si agita anche lì contro la politica della pentastellata. Salvini tace sornione. Non sono, naturalmente, gli unici screzi e le uniche fratture nel “contratto” di governo. Tant’è che una parte non irrilevante degli osservatori scommette sull’ineluttabilità della fine anticipata di questa XVIII legislatura, per incompatibilità politica tra i due partiti di governo, per calcolo elettorale, per il rischio di una inesorabile e veloce evaporazione del consenso, in una stagione che non conosce più il voto di appartenenza e le fedeltà politiche.

Lasciamo, per un momento solo, di lato la questione se questa previsione possa essere attendibile e domandiamoci: visto che nel 2019, il 26 maggio, si dovrà andare al voto per eleggere la rappresentanza italiana al Parlamento europeo, si può pensare, ove, ovviamente, ci fossero i tempi dettati dalla Costituzione e dalle leggi ordinarie per lo scioglimento del parlamento e l’indizione dei comizi elettorali (prerogativa del Capo dello Stato), di fare tutto un pacco e votare insieme per le politiche e le europee? La domanda non è peregrina perché in quella specie di acquario surreale che è il piccolo mondo dei palazzi politici si è diffusa la notizia che non sarebbe possibile una sovrapposizione nello stesso giorno delle due consultazioni elettorali.

Insomma: niente Election Day. Perché? Sulla base di quali motivazioni giuridiche? Non si sa. Qualcuno raccoglie il ricordo del voto del 1994, quando a marzo (27 e 28) si celebrò lavvento di Berlusconi e della seconda repubblica e a giugno (12) si votò per il parlamento europeo. Da ciò si è fatto discendere che esisterebbe un qualche remoto impedimento di natura giuridica a votare insieme per il rinnovo del Parlamento Italiano ed europeo.

In realtà questo impedimento non esiste nei trattati europei e neppure nelle leggi italiane, che, invece si muovono addirittura in direzione opposta. È il Dl del 6 luglio 2011, n.98, poi convertito in legge, ad istituire l’election day, che all’art. 7 stabilisce: “2. Qualora nel medesimo anno si svolgano le elezioni dei membri del Parlamento europeo spettanti all’Italia le consultazioni di cui al comma 1 si effettuano nella data stabilita per le elezioni del Parlamento europeo.”

Dunque nessun impedimento a fare tutto un pacco se si sceglie la via dell’election day. Piuttosto una difficoltà di quadrare il cerchio se il voto per il parlamento nazionale si svolge in due giorni, mentre quello per il Parlamento europeo in un giorno solo: la simmetria temporale potrebbe incidere negativamente sulla partecipazione, tagliando fuori dal voto per l’Europa chi, seguendo un’abitudine elettorale si recasse alle urne il lunedì, trovando così le urne europee già chiuse.

Perché per i rappresentanti a Bruxelles si vota in un solo giorno. Ma stiamo parlando di mera opportunità, come quella, più politica, di lasciare distanti le due giornate di voto per consentire una partecipazione pienamente consapevole. Oltretutto, a ben pensarci, il ricordo della sfasatura dei tempi nel 94 non fa testo: il voto per il parlamento italiano venne dettato dalle procedure legate ai tempi ristretti della crisi che portò al voto anticipato. L’unico esempio storicamente significativo è quello del 1979, quando si votò nel mese di giugno sia per le elezioni politiche (anticipate) che per le europee ma a distanza di una settimana (3/4 giugno politiche, 10 giugno europee).

Anche in quel caso, però, esisteva la sfasatura tra i due momenti elettorali: domenica e lunedì per le politiche e solo domenica per le europee. Ormai alle politiche si vota utilizzando solo la domenica (4 marzo 2018). Dunque, se per qualche ragione, oggi non prevedibile, si dovesse verificare la necessità di celebrare una Election Day per il 26 di maggio, beh, non ci pare che le norme vigenti, in Italia e in Europa, potrebbero impedirlo. Poi, si sa, in materia l’autorità massima è Salvini. In quanto ministro dell’Interno, naturalmente.


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