Ieri Papa Francesco ha ricevuto in udienza privata le associazioni che hanno raccolto l’enorme patrimonio culturale, religioso, politico, umano di Giorgio La Pira, sindaco Santo di Firenze dal 1951 al 1965, sempre vicino alla gente bisognosa, agli indigenti, ai poveri. Un testimone altissimo di pace e un esempio di uomo che ha vissuto la vita cristiana, ponendo al primo posto la carità cristiana, caratterizzante per un vero cattolico. Papa Francesco lo ha voluto definire “un profeta dei tempi moderni”. Un cattolico al servizio del bene comune, cosa che di questi tempi è molto difficile riscontrare, infatti, rarissimi sono i casi di esponenti politici dediti al bene dell’umanità. Papa
Francesco ha sottolineato questo aspetto per dare un segnale concreto ai cattolici verso l’impegno politico, invitandoli ad abbandonare la vita pubblica solo per l’attaccamento al potere per il potere.
Papa Francesco nel giugno scorso proclamò servo di Dio Giorgio La Pira riconoscendone le virtù eroiche. Presto, quindi, vedremo Giorgio La Pira assurgere agli onori degli altari come beato. Riconoscimento che la Chiesa cattolica gli deve per la sua purezza spirituale, per il suo impegno continuo a favore della pace, verso i deboli, i poveri, i bisognosi. Il cuore di ogni cattolico non può che essere colmo di gioia per questa meravigliosa pagina del cattolicesimo italiano. A Firenze, quando divenne sindaco della città veniva chiamato sindaco santo. Un episodio: in quel tempo una fabbrica, la Pignone, si trovava in grosse difficoltà, molti lavoratori rischiavano il posto di lavoro, La Pira fece di tutto per scongiurare il grave pericolo. Alla fine convinse l’amico Enrico Mattei, amministratore dell’Eni, a rilevarla. L’impresa continuò a lavorare, evitando licenziamenti e famiglie sul lastrico.
Finita la guerra, La Pira fece parte con altri amici come Fanfani, Lazzati del gruppo dei dossettiani, dal nome del suo principale esponente, Giuseppe Dossetti. Erano culturalmente cresciuti intorno all’Università Cattolica di Milano di padre Agostino Gemelli, e da qui l’appellativo di “professorini”. Mantennero posizioni politiche distanti da alcune linee conservatrici della Dc, essi seguivano il pensiero di J. Maritain di umanesimo integrale fortemente improntato ad una concezione cristiana integrale della società, più attento alle esigenze di crescita sociale delle classi più povere. La Pira fu uno dei protagonisti della rivista di Cronache Sociali: fu lo strumento editoriale della battaglia dei dossettiani. Nel primo numero della nuova serie (la rivista, fondata nel 1947, ebbe vita fino al 1951) La Pira pubblicò, come faceva spesso, nel 1950 un saggio dal titolo “L’attesa della povera gente”, ancora di valida attualità. I suoi articoli, come quelli degli altri esponenti rappresentavano linee guida dei “professorini”. Il gruppo si impegnò a fondo per cercare di rinnovare il fronte anticomunista in un progetto di riforme sociali (ma anche economiche e politiche). Quanto sarebbe prezioso oggi alimentarsi al pensiero di un Giorgio La Pira, soprattutto alla luce di quanto sta maturando in politica estera, soprattutto nel Mediterraneo. Non sarebbe meno utile riflettere sulla storia del patrimonio del pensiero del cattolicesimo politico, in un’epoca di agnosticismo, nichilismo, indifferentismo politico come quella attuale.