Alla fine, nella crisi fra Russia e Ucraina, Ankara ha optato per la neutralità. Una scelta di opportunità per la Turchia, ma che fa tirare un sospiro di sollievo a tutte le altre parti chiamate in causa, viste le conseguenze che la gestione delle crisi da parte della Mezzaluna hanno provocato su tutta la regione mediterranea.
All’inizio, il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha manifestato la sua disponibilità per trattare con Mosca e Kiev, ma né Petro Poroshenko, né Vladimir Putin, sulla carta alleato forte del presidente, hanno fatto capire di gradire particolarmente lo sforzo.
Alla Turchia, quindi, non è rimasto altro che seguire quella parte della Nato che vuole evitare una escalation nelle acque del Mar Nero. Una decisione che toglierà alla Turchia quel ruolo di mediatrice che ambiva a ricoprire, ma per Ankara (e di riflesso per noi, vista la destabilizzazione portata dai suoi interventi) sono solo buone notizie.
Dalla capitale sono arrivati rumors per i quali lo staff del capo dello Stato teme “possibili interventi militari nella regione”. I missili a medio raggio Novator 9M29 hanno un campo di azione che può raggiungere la Turchia senza problemi. Che, essendo un alleato russo, ma anche Paese membro della Nato, con un attacco al suo suolo nazionale potrebbe innescare una reazione a catena senza ritorno, con conseguenze negative per prima per Ankara, che a quel punto dovrebbe scegliere in maniera forzata se stare con l’Alleanza Atlantica di cui fa parte, o con il partner russo, con cui ha siglato accordi energetici e commerciali vitali per il suo futuro. In pratica, Erdogan se il conflitto degenera non potrebbe più tenere il piede in due scarpe, cosa alla quale ci ha ormai abituato da molti anni.
Ma c’è un’altra questione di opportunità che lega la Turchia alla linea della prudenza. La Turchia, infatti, ha all’attivo proprio con l’Ucraina una serie di collaborazioni sempre più strette in diverse aree, dal commercio, al turismo, dall’agricoltura a, guarda caso, l’industria della difesa. Nei primi 9 mesi del 2018, la Turchia è stato il primo fra i Paesi della regione mediorientale in termini di scambi commerciali con l’Ucraina, che sono arrivati ai 3 miliardi di dollari e hanno registrato un aumento del 13% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Un terzo circa di questo interscambio è rappresentato dai prodotti agricoli.
Una sinergia grazie alla quale i due Paesi vorrebbero imporsi sul mercato europeo. Segno che, anche davanti a un’asse in via di consolidamento, come quello con la Russia, la Turchia di Erdogan, non si preclude altre strade, sempre nell’ottica della convenienza a breve termine.