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Francia nel mirino: l’attentato di Strasburgo conferma i timori

La Francia era tornata nel mirino da tempo, anche l’antiterrorismo italiano registrava costanti segnali di “attenzione” da parte dei jihadisti verso quella nazione e i timori si sono rivelati fondati. L’attentato di Strasburgo è preoccupante non solo per il fatto in sé, con 3 morti e 13 feriti di cui 9 gravi secondo il bilancio più recente, ma anche perché può eccitare altri radicalizzati e invogliarli a compierne altri in Europa. Solo ipotesi, naturalmente, ma di sicuro le settimane prima e dopo Natale non saranno tranquille per chi deve garantire la sicurezza. Tra i feriti gravi c’è un giornalista italiano, Antonio Megalizzi, che lavora per il consorzio radiofonico universitario Europhonica.

IL LUPO SOLITARIO CON L’ESPLOSIVO IN CASA

L’uomo che ha sparato sulla folla del famoso mercatino di Natale di Strasburgo, a pochissima distanza dalla sede del Parlamento europeo, si chiama Cherif Chekatt, ha 29 anni, nato a Strasburgo e di origini maghrebine, un passato di rapinatore e doveva essere arrestato proprio poche ore prima dell’attentato per un’altra rapina, ma la polizia non l’ha trovato in casa e durante la perquisizione è saltato fuori dell’esplosivo. È uno delle migliaia di soggetti sotto la lente dell’antiterrorismo francese, quelli della “fiche S”, e come spesso capita ci si chiede anche in queste ore come sia stato possibile farselo sfuggire visto che non siamo di fronte a uno delle migliaia di individui con le stesse caratteristiche di pericolosità ed è impossibile monitorarli tutti 24 ore al giorno, ma di un soggetto su cui si indagava anche per altri reati e forse meritava un briciolo di attenzione in più. Critiche facili da fare all’indomani. La realtà è che Chekatt è in fuga, forse ferito, e quindi tuttora pericoloso: non si esclude neanche che possa essere andato in Germania, distante pochi chilometri da Strasburgo e dove lui aveva vissuto ed era stato detenuto. L’attentatore era stato condannato 20 volte per reati comuni in Francia e in Germania.

UN’AZIONE FULMINEA

UN’AZIONE FULMINEA

È possibile che il mancato arresto abbia accelerato il piano di Cherif Chekatt che ha sparato numerosi colpi sulla folla inerme. All’inizio sembrava un’anomalia, ma parecchie ore dopo le autorità parigine hanno confermato che il terrorista ha urlato  “Allahu Akbar”, a conferma della  sua radicalizzazione. Poche ore dopo il fatto il sito Site, che monitora il web jihadista, ha registrato commenti inneggianti a Cherif. Manca una rivendicazione ufficiale dell’Isis che spesso arriva in ritardo appropriandosi dei gesti di singoli anche se non necessariamente “soldati” del Califfato.

I CONTATTI INTERNAZIONALI

Mentre centinaia di agenti stanno cercando l’attentatore in Francia e non solo, gli investigatori di Francia, Germania e Italia stanno lavorando per capire se Chekatt ha avuto contatti con chi potrebbe aiutarlo in queste ore. Un lavoro certosino perché la situazione non è ancora chiara: banalmente, l’esplosivo rinvenuto in casa presuppone un’organizzazione articolata e un piano più pericoloso di quello messo in atto. Chekatt sembra il classico esempio di chi si avvicina all’estremismo jihadista dopo una vita punteggiata da reati comuni che, tra l’altro, rendono più facile procurarsi armi da fuoco.

LA PREVENZIONE IN ITALIA

La polizia di prevenzione del dipartimento di Ps, il nostro antiterrorismo, si è messa in moto immediatamente ed è prevista una riunione del Casa, il Comitato di analisi strategica antiterrorismo nel quale i vertici delle forze dell’ordine e dell’intelligence fanno il punto e si scambiano informazioni. Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, da Israele ha confermato che la Polizia postale sta dando la caccia a chi esulta sul web per quanto accaduto auspicandone “l’arresto immediato”. Già dopo gli attentati degli anni scorsi sono stati presi provvedimenti dal capo della Polizia, Franco Gabrielli, per rendere più sicure le manifestazioni e le occasioni in cui, soprattutto in occasione delle festività, si radunano folle. In queste ore, naturalmente, l’attenzione è massima per le Digos di tutta Italia.

E IL ROS ARRESTA UNA CELLULA ISIS

Nelle stesse ore il Ros dei Carabinieri ha arrestato un gruppo di appartenenti a una cellula Isis che il 12 marzo 2013 sequestrò in Siria il cooperante italiano Federico Motka, tenuto in ostaggio per 14 mesi e spostato in 11 diversi luoghi prima di essere liberato il 27 maggio 2014. L’inchiesta del pool antiterrorismo della procura distrettuale di Roma ha portato a sei ordinanze di custodia eseguite dal reparto antiterrorismo del Ros in diversi Paesi: due sono state notificate in Belgio a soggetti già detenuti, uno dei destinatari è probabilmente morto. Motka fu sequestrato con il britannico Cawthorne David Haines, anche lui dell’Ong francese Acted e che fu decapitato nel settembre 2014 da Mohamed Emwazi, più noto come Jihadi John, morto nel novembre 2015. Motka durante la prigionia entrò in contatto con i giornalisti statunitensi James Foley e Steven Sotloff, poi uccisi con esecuzioni riprese in video, e con il giornalista John Cantlie, costretto a svolgere il ruolo di reporter dell’Isis e di cui non si hanno notizie.

Dalle indagini del Ros emerge un gruppo anglofono, i famigerati “Beatles”, e uno francofono di terroristi. Due destinatari dei provvedimenti sono detenuti in Belgio: Mehdi Nemmouche (Abu Omar), 33 anni nato in Francia, autore della strage al Museo ebraico di Bruxelles il 24 maggio 2014, e Soufiane Alilou (Abu Mohamed), belga di 25 anni. Le ordinanze riguardano gli altri “Beatles” ancora in vita: Leslie Aine Davis (Abu Saleh), 34 anni; Alexanda Amon Kotey (Abu Seed), 35 anni, entrambi nati nel Regno Uniti, e El Sfhafee Elsheikj (Abu Aisha), sudanese di 30 anni cresciuto nel Regno Unito. Probabilmente morto in guerra è invece il francese Salim Benghalem (Abu Mohamed). Della cellula faceva parte anche Najim Laachraoui, uno degli attentatori suicidi all’aeroporto di Bruxelles il 22 marzo 2016. I 14 mesi di detenzione per Motka e gli altri ostaggi furono durissimi, con episodi che il Ros definisce di crudeltà disumana.

 

 



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