Partire dal lavoro, passando per l’unità di un partito che ha perso il contatto con i suoi elettori e deve ricostruire un’idea di Paese da proporre ai cittadini. Dopo la conferma dei sei candidati per la guida del Partito democratico – Nicola Zingaretti, Maurizio Martina, Francesco Boccia, Dario Corallo, Maria Saladino e Roberto Giachetti – Formiche.net ha parlato con Giuditta Pini, deputata del Pd alla seconda legislatura in Parlamento, che sulla sua pagina Facebook – in cui è molto attiva, anche nell’interazione con i suoi followers – ha espresso il suo appoggio al segretario reggente Maurizio Martina e confermato la scelta di non dialogare con il Movimento 5 Stelle: “Dal 2014 in poi tutte le loro scelte politiche, tutti i loro voti, anche la campagna elettorale è stata basata sul fatto che i problemi dell’Italia dipendevano dal Pd. Le loro posizioni sono sempre state alternative alle nostre e loro hanno fatto questo negli ultimi anni”.
Sono state confermate le sei candidature per la segreteria del Pd. Lei ha già dichiarato di appoggiare la candidatura di Martina, ci spiega le ragioni?
Le ragioni sono che in questi mesi in cui ha fatto da segretario reggente, Maurizio ha sempre cercato di tenere unite le varie storie presenti dentro al partito e soprattutto ha ascoltato sempre tutti. Ha cercato di rilanciare con fatica il partito proprio a partire dall’ascolto dei territori, andando anche nei luoghi in cui non eravamo presenti da tempo. In un momento in cui, proprio per come è fatto il congresso, la competizione rischia di diventare una gara leaderistica, la proposta è quella di cercare di unire vari pezzi che in questi anni hanno lavorato insieme per unire il partito per un progetto comune.
Si parla molto di renziani e antirenziani, pensa che questa categorizzazione possa avere senso dentro il partito? Insomma, è davvero questa la partita in gioco?
Io credo che sia controproducente per la salute mentale degli italiani e di chi ci segue. In questo momento c’è una situazione europea, e mondiale, molto preoccupante. Abbiamo un governo di ultradestra che fa delle cose che solo qualche mese fa erano inimmaginabili e se noi passiamo i prossimi tre mesi a parlare di renziani e antirenziani, significa semplicemente che chi lo fa non ha idea di che cosa succeda al di fuori del circolo e del proprio ufficio. Questa discussione è stata superata dalla realtà. Inoltre mi pare che in tutte le candidature ci siano pezzi del governo Pd guidato da Renzi. Con Zingaretti, ad esempio, ci sono Franceschini e Gualmini, grandi sostenitori della mozione Renzi negli anni scorsi. Voglio dire, quelli passati sono stati sei anni di discussione all’interno del nostro partito in cui ci sono persone che hanno sostenuto una mozione piuttosto che un’altra, ma se la discussione deve essere questa allora il congresso si può anche non farlo. Credo che la discussione debba essere sui temi, sulle proposte che ci diamo su quello che vogliamo fare noi nel prossimo futuro.
Non è un mistero che il Pd stia attraversando un momento di difficoltà. Secondo lei, cosa serve al Partito per riprendere il contatto con gli elettori?
Abbiamo perso molti consensi sicuramente, ma al momento ci sono tanti pezzi del partito che stanno cercando di capire cosa fare. Io credo che per ripartire si debba “fare politica”, ossia offrire proposte politiche che siano credibili e che diano una visione diversa per il Paese. È l’unico modo per essere credibili: dimostrare che si è capito gli errori che sono stati fatti, ma anche valorizzare le cose che sono andate bene, e poi in secondo luogo guardare al domani e fare proposte concrete, sia alternative – non solo denunciando quello che viene fatto dal governo attuale – ma appunto proponendo un modello di società diverso che vogliamo realizzare. In questo la proposta di Martina è molto strutturata, ci sono i dieci punti che ha presentato e che verranno approfonditi nelle prossime settimane.
Tra le proposte c’è il tema del lavoro. In che modo il Pd guidato da Martina vuole affrontare un tema così rilevante per i cittadini?
Innanzitutto la prima questione credo che sia capire che non basta solo creare lavoro, ma è anche necessario che quel lavoro venga pagato in modo degno. In questi anni abbiamo creato molte possibilità, anche per le aziende, ma poi abbiamo scoperto che spesso e volentieri soprattutto i lavoratori più giovani vengono pagati il 20% in meno a parità di mansioni, così per le donne e per chi proviene dal sud ancora peggio. Il primo punto, quindi, è l’equo compenso e il salario minimo per le categorie che sono fuori dai contratti nazionali, che sono tantissime. Poi, ovviamente, per creare lavoro è necessario impostare le basi perché le industrie possano investire in assunzioni, innovazione e anche il famoso e famigerato cuneo fiscale, che serve anche per dare una mano in più a chi vuole assumere per avere gli strumenti per farlo. Il problema è che ci sono cittadini con due o tre lavori, ma poi non vengono pagati o pagati la metà di quanto dovrebbero. Ecco, questo direi che è il problema numero uno.
Lei è moto attiva sui social, ma non solo: anche in Parlamento. Crede in un possibile dialogo con il Movimento 5 Stelle su proposte comuni?
Il Parlamento serve a fare in modo che ci si possa confrontare, anche duramente, tra i vari partiti. Il problema è che in questi mesi il gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle, che è quasi tutto nuovo – anche perché molti esponenti alla seconda legislatura hanno ora incarichi di governo o in commissione – ecco il nuovo gruppo è abbastanza chiuso e restio a qualunque tipo di rapporto anche solo di buon vicinato. Se la sua domanda si riferisce alla possibilità di fare un governo assieme la risposta è no.
Nessuna possibilità di alleanza con i 5 Stelle, insomma, sulla scia ad esempio della convivenza in Regione Lazio con Zingaretti, altro candidato alla guida del Pd…
Il dibattito in Parlamento è una cosa e noi, ovviamente, non abbiamo la maggioranza quindi dobbiamo cercare di convincere gli altri della bontà delle nostre proposte per farcele votare, ma una possibilità di alleanza è da escludere. Anche perché i fatti non solo ci dimostrano che loro non hanno mai avuto nessuna intenzione, ma dal 2014 in poi tutte le loro scelte politiche, tutti i loro voti, anche la campagna elettorale è stata tutta basata sul fatto che i problemi dell’Italia dipendevano dal Pd e che la soluzione era eliminare il Partito democratico. È una posizione legittima, che io non condivido chiaramente, ma le loro posizioni sono sempre state alternative alle nostre e loro hanno fatto questo negli ultimi anni. Io credo che con chi non batte ciglio quando si indebolisce la protezione umanitaria, chi non batte ciglio quando si fanno norme razziste, non batte ciglio davanti ai condoni, anzi li fa, noi non possiamo avere nessun tipo di prospettiva di governo. Non è fattibile e neanche auspicabile, siamo due forze alternative.
Ha mai pensato di candidarsi alle primarie? Dopo tutto lei è arrivata in Parlamento proprio forte di una vittoria alle primarie…
Non credo che in questo momento ci sia bisogno di ulteriore confusione. Non ci si candida, ma si è al servizio di una comunità quindi non ho avuto questa tentazione. Sicuramente cercherò di dare una mano perché si realizzi il miglior congresso possibile.