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Strategia della tensione? Una minaccia da rifiutare

La notizia di una sparatoria davanti a Palazzo Chigi, in pieno giorno e mentre il nuovo governo del “compromesso storico” giura al Quirinale lascia atterriti e sgomenti. Mentre scriviamo, non si conoscono le cause e neppure la dinamica del fatto che ha insanguinato quella doveva essere una bella domenica di sole.

Certamente, vengono in mente le recenti parole pronunciate con poca fortuna il 25 aprile. Vendola aveva evocato il fascismo e Beppe Grillo la morte della “Liberazione”. Lo stesso comico solo poche ore fa aveva parlato di “notte della Repubblica”. E’ evidente che sia il leader di Sel e quello di Movimento 5 Stelle non hanno nulla a che vedere con quanto successo, neppure l’ombra più lontana. E’ vero anzi che formazioni come le loro, stando dentro il Parlamento, riescono ad incanalare le pulsioni antagoniste dentro le istituzioni e svolgono quindi un ruolo imprescindibile.

In ogni caso, vale la pena di sottolineare – sempre e comunque – che le parole pesano. La nostra Repubblica vive una fase delicatissima di trasformazione ed affronta questo passaggio, anche generazionale, dentro una notevolissima crisi economica. Gli ingredienti per una miscela esplosiva ci sono tutti. Occorre non limitare il dissenso ma esprimerlo con durezza e asperità ma senza oltrepassare il segno. A chi volesse riproporre una eventuale strategia della tensione, bisogna sapere che la risposta sarà unanime e di rifiuto più assoluto.


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