Finanziatori, Istituzioni, strategie. Così possiamo riassumere per il fintech il 2018 che si avvia alla conclusione. I finanziamenti nel settore hanno fatto toccare un vero e proprio record raccogliendo in soli 6 mesi quasi il doppio di quanto fatto registrare nell’intero 2017: quasi 60 mld $ contro i quasi 40. Istituzioni e regulators, a riprova dell’importanza del settore, hanno prodotto un’enorme mole di progetti, normative e workshop. A Bali le più importanti istituzioni finanziarie si sono ritrovati al Bali Fintech Agenda per discutere delle questioni chiave che ogni paese dovrebbe considerare nel disciplinare e supportare lo sviluppo del Fintech. Al Singapore Fintech Festival si sono incontrati i mercati e le startup fintech di tutto il globo per condividere esperienze, sviluppare nuove idee e cercare nuovi capitali. A Dubai invece è entrato a pieno regime il più grande acceleratore del Medio Oriente e Asia: il Fintech Hive. Le strategie sono cambiate: le banche tradizionali sono passate dalla lotta contro le start up fintech all’alleanza e cooperazione con esse mentre le stesse start up stanno diventando sempre più internazionali. Secondo PWC, infatti, il 56% dei player tradizionali ha incorporato strumenti fintech e l’82% prevede di aumentare le proprie partnership ancora di più nei prossimi tre-cinque anni mentre aziende come Monzo, Revolut e Robinhood hanno ormai clienti in tutto il mondo. Scenario e previsioni.
Il panorama finanziario sta spostandosi sempre più verso il mobile e il digitale, tanto più che secondo PWC, il 25% dei clienti preferisce interagire digitalmente con il proprio istituto finanziario e il 10% preferisce utilizzare un dispositivo mobile. Queste percentuali sono destinate ad aumentare sensibilmente in particolare per l’ingresso dei Millennial: il prossimo anno dovrà quindi vedere istituzioni, incumbents e start-up impegnati a tenere il passo con questa rapida evoluzione incorporando le capacità fintech in più ampi programmi di digital transformation e puntando su specifiche verticali che rappresenteranno il futuro del settore. La piena attuazione della PSD2 fornirà ulteriore impulso all’apertura del mercato ed alla creazione di servizi e prodotti altamente personalizzati in cui la trasparenza sui costi e la fiducia nell’intermediario giocheranno un ruolo fondamentale.
Ma il 2019 sarà anche l’anno della Brexit. Nella capitale mondiale del fintech, che da sola ospita l’80% delle circa 1600 società fintech del paese e fornisce lavoro a circa 120mila persone, nei primi sei mesi dell’anno sono stati investititi circa 16 mld $, superando la Cina e gli Stati Uniti. Dopo il 29 marzo questo patrimonio potrebbe dover cercare casa altrove e tante sono le nazioni che vorrebbero ospitarlo. Le aziende fintech, infatti, hanno chiesto chiarezza sulle modalità di uscita dall’UE che si sta riverberando sugli investimenti, sul credito e sul grado di attrazione di lavoratori qualificati.
Ia, blockchain, instant payments e contactless, regtech, insurtech e cybersecurity, saranno le 5 key words per il prossimo anno.
Al pari della auto senza conducente, l’intelligenza artificiale ci porterà nell’era delle banche senza bancari: con i progressi nell’elaborazione del linguaggio naturale, il ragionamento logico, il riconoscimento dei pattern e i sensori fisici, l’intelligenza artificiale consente di fornire consulenza finanziaria personalizzata, fare trading proprietario, automatizzare l’analisi dei dati, rilevare le frodi e facilitare le interazioni con i clienti per offrire credito. Già ora JPMorgan Chase utilizza un programma Contract Intelligence (Coin) riesce a gestire in pochi secondi la revisione dei circa 12mila contratti di credito commerciale che manualmente richiederebbe 360.000 ore. E non a caso il 41% dei player finanziari intende introdurre l’Ia entro il prossimo anno.
In un mondo in cui le transazioni saranno quasi interamente digitali e la complessità delle procedure aumenterà, la sicurezza, la trasparenza e l’immutabilità dei contratti intelligenti basati su blockchain consentiranno alle organizzazioni finanziarie di automatizzare i pagamenti, ridurre i costi operativi, eliminare le inefficienze e comprimere in pochi secondi ciò che oggi richiede giornate di lavoro. Tutto ciò assume una rilevanza enorme alla luce del previsto incremento di pagamenti contactless e della diffusione degli instant payments.
La continua evoluzione della legislazione favorirà lo sviluppo del Regtech che si concentra su soluzioni tecnologiche per il rispetto delle normative finanziarie garantendo maggiore sicurezza, velocità e tracciabilità.
Il 2019 sarà anche l’anno dell’insurtech: il mercato, che ad oggi conta 107 start up (il +174% rispetto al 2017) ha visto sviluppi straordinari legati all’IOT, l’aumento dell’assicurazione come servizio e l’uso di algoritmi per prevedere il comportamento degli assicurati. Un’area che si prevede in “crescita drammatica” sarà quella relativa all’assicurazione cibernetica: gli hacker diventano sempre più sofisticati e le violazioni dei dati avvengono a un ritmo ancora più rapido che minaccia la reputazione di aziende di qualsiasi dimensione.
Alla luce di ciò, per il nostro Paese il 2019 può rilevarsi determinante per lo sviluppo del settore. Le iniziative sinora condotte nel comparto devono essere supportate, incentivate ed amplificate dall’amministrazione pubblica. Al pari di altre nazioni, c’è bisogno di un forte commitment da parte del governo per la creazione di un ente che supervisioni e faciliti lo sviluppo del settore, di una normativa che disegni una sandbox regolamentare per consentire il sano e veloce sviluppo dell’innovazione e l’afflusso di capitali anche esteri e di una politica di formazione che crei le competenze necessarie. C’è insomma da far crescere un ecosistema. L’innovazione è una maratona, non uno sprint: è saggio concentrarsi sull’implementazione di nuove soluzioni “corrette”, non prima, ma bisogna anche considerare che lo start è già stato dato da tempo. Ora dobbiamo recuperare il gap, pena la marginalità.