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Dubbi e auspici di Farmindustria sul piano del ministero sulla governance Farmaceutica

Ema Sanità Farmindustria

A pochi giorni dalla presentazione del Documento in materia di governance farmaceutica, Farmindustria ha già chiaramente esposto i suoi dubbi in merito alla fattibilità del programma: equivalenza terapeutica, continua ricontrattazione dei prezzi e ricadute economiche sul piano industriale i tre nodi spinosi del piano condiviso dal ministero della Salute. “Siamo contenti che il documento sia stato definito come solo d’indirizzo, lasciando spazio al dialogo e al confronto” ha detto Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, in conferenza stampa. “Ma quei 2 miliardi di risparmio paventati dal ministero, non ci saranno”.

“Il documento sulla Governance farmaceutica contiene ricette vecchie che rischiano solo di fermare la ricerca e lo sviluppo che ha consentito in questi ultimi anni al settore farmaceutico di crescere e fare investimenti”, ha ribadito Scaccabarozzi, secondo cui le misure previste dal ministro Grillo metterebbero i bastoni fra le ruote alla ricerca farmaceutica, settore in cui l’Italia rappresenta un’eccellenza. Le imprese del farmaco rappresentano infatti il pilastro della ricerca in Italia: con 1,5 miliardi di euro nel 2017 sono il primo settore per investimenti in innovazione per addetto. “La scelta di equiparare farmaci generici e branded non ha senso per due motivi”, ha spiegato. “Il primo è che lo Stato rimborsa comunque solo quello che costa meno, per cui non perde nulla dalla scelta di un farmaco branded, il secondo è che così non si invoglia nessuna realtà a fare ricerca”. E questo rappresenterebbe un grave danno allo sviluppo di farmaci innovativi, fondamentali per il benessere dei malati. “Dire che i farmaci sono tutti uguali non ha senso, perché non lo sono. E ancor di più non lo sono perché differenti sono i pazienti, ognuno con le proprie peculiarità e ognuno che risponde a una terapia in maniera differente da un altro”. “Noi non siamo contro l’equivalenza terapeutica, quando è dimostrata scientificamente”, ha concluso.

Ed effettivamente con quei due miliardi di scarto sembrano non tornare i conti. Se infatti lo Stato rimborsa solo il pezzo del generico, sia di un farmaco unbranded sia di un farmaco branded, risulta difficile il raggiungimento di un margine così ampio. La stessa revisione del prontuario, del resto, potrebbe non risultare così incisiva, visto che – come ha ricordato il leader di Farmindustria – c’è stata “già due anni fa quando alla presidenza dell’Aifa c’era Luca Pani”.

Ma il grande rischio di queste misure è che frenino l’economia e la crescita delle industrie nazionali farmaceutiche, che ad oggi fra diretto e indotto occupano circa 130mila persone, 232mila con la filiera distributiva. “Dobbiamo ricordare che negli anni di piena crisi, l’industria farmaceutica faceva +24%. Tra l’altro, quando si va a prendere una determinata decisione, bisogna tener conto delle ripercussioni su tutti gli altri settori. Non si possono mettere in difficoltà le aziende farmaceutiche e poi lamentarsi perché chiudono, lasciando le persone a casa”. Forse il ministro della Salute e quello dell’Economia, dovrebbero parlare di più; ha sintetizzato Scaccabarozzi. In gioco, secondo Farmindustria, c’è la tenuta delle imprese: “Nel 2018 abbiamo fatto seimila assunzioni, ma non sappiamo se questo trend potrà essere confermato anche nel prossimo anno. Ora l’industria farmaceutica è in un momento di attesa e prevale la cautela, per capire come si definirà il quadro normativo, che al momento genera incertezze negli investitori. Speriamo di non dover gestire piani di crisi”.

Meglio, invece, la questione payback. “La partita si risolve solo attraverso un accordo perché con le metodologie non ne usciamo. La legge è una sola e anche la metodologia dovrebbe essere unica, ma per ogni anno ne è stata utilizzata un’altra. Quindi solo gli accordi possono risolvere lo stallo e noi vogliamo uscirne perché altrimenti è sempre un’arma con cui si dice industrie non pagano, anche se poi per esempio sul pregresso 2013-2015 abbiamo già dato 900 milioni che sono fermi al Mef. Noi vogliamo pagare il giusto e ciò che è giusto lo stanno dicendo i Tar. Speriamo di uscirne e andare avanti con un nuovo sistema per il futuro”, ha detto il presidente dell’Associazione delle imprese del farmaco.

“Il barile della farmaceutica è già stato raschiato, per il 2019 auspichiamo buon senso e confronto”. È questo il messaggio di fine anno di Massimo Scaccabarozzi. “Le priorità per il 2019 sono buon senso, obiettivi comuni, confronto, per fare in modo che nel nostro Paese ci sia un Servizio sanitario nazionale eccellente accanto a un’industria farmaceutica eccellente, che contribuisce allo sviluppo economico”.


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