Il presepio non va realizzato perché è un simbolo religioso che può offendere i credenti di fede non cristiana o ledere la laicità dello Stato, in particolare nelle scuole, negli uffici e in genere nei luoghi pubblici. Ovvero non va allestito perché costituisce un atto ipocrita nelle società occidentali, al cospetto delle sofferenze del prossimo. E quando si realizza, vanno inseriti personaggi e ambientazioni che richiamino quelle sofferenze, abbandonando la tradizione dei pastori e della capanna. Questi i pensieri dei nemici del presepio o di quanti ritengono che debba essere occasione per affermare messaggi che integrino o modifichino la rappresentazione della Natività. Tali idee non sono condivisibili.
Si presuppone che il presepio sia un simbolo esclusivamente religioso, la cui ostensione in luoghi pubblici sia idonea a ledere la sensibilità di credenti in altre Fedi. In realtà, dal punto di vista simbolico, la nascita del Bambino rappresenta la genesi della civiltà cristiana e dei valori ad essa connessi, i quali non ineriscono solo alla sfera religiosa e innervano la storia dell’Occidente. Sul versante sociale, la rappresentazione della Natività è divenuta nei secoli una tradizione in molti Paesi, entrando a far parte del vissuto di identità e appartenenza a livello personale e collettivo; e oggi, in una società multiculturale, essa va tutelata quale espressione della cultura cristiana, escludendo ogni imposizione ma anche ogni veto, salvo il rispetto delle leggi dello Stato. Vi sono quindi aspetti sociali e culturali del presepio che vanno solo riconosciuti e che non devono essere posti in conflitto con la sfera religiosa.
Inoltre, pur considerando il presepio come simbolo essenzialmente religioso, si giunge allo stesso risultato, sulla base di un approccio equilibrato. Nelle società multireligiose va protetta l’espressione simbolica e fattuale delle diverse Fedi, nei limiti della legge e del rispetto di ogni religione. Ma il rispetto di una Fede non può essere valutato in base a concezioni fondamentaliste, estremiste o comunque contrarie a una laica coesistenza tra Confessioni ovvero protese alla rievocazione di conflitti religiosi del passato o del presente; e neppure alla stregua di concezioni opinabili del politicamente corretto, centrate su una tutela aprioristica o prevalente delle minoranze religiose. Il presepio quindi, in quanto privo di rappresentazioni aggressive verso qualsiasi religione ed espressione di una ricorrenza tradizionale per i cristiani, deve essere accettato da chiunque come simbolo religioso che non osteggia, non nega e non offende altre Fedi.
In futuro, a fronte del cambiamento degli equilibri demografici e religiosi, potrebbe accadere che una rilevante componente non cristiana della popolazione, in occasione di ricorrenze della propria Fede, rivendichi l’allestimento in luoghi pubblici di eventi simbolici privi di aspetti lesivi per altre Confessioni.
Del pari, non sembra corretto richiamarsi alla separazione tra aspetti laici e religiosi della società, per motivare l’opposizione al presepio nei luoghi pubblici: ferma restando la laicità dello Stato, il presepio esprime anche una tradizione civile; nonché un’espressione religiosa che, per come si esplica (con allestimenti che non condizionano in alcun modo i presenti), risulta del tutto inidonea a ledere diritti, interessi o ragionevoli sensibilità dei non credenti. Salvo ritenere, in una logica da fondamentalismo laico, che la mera visione del simbolo religioso possa ferire la suscettibilità dei non credenti.
Appare infine criticabile l’utilizzo del presepio come strumento di denuncia sociale: il messaggio universale della Natività, sul piano culturale e religioso, è snaturato se costretto negli angusti ambiti di un cristianesimo politico.