“Non si può escludere un’apertura di bocche a quote minori da dove si sono aperte adesso, in particolar modo nella zona di Piano del Vescovo a sud della Valle del Bove. Se ci riuscirà, non lo sappiamo. Stiamo potenziando i sistemi di rilevamento sismici e Gps della deformazione del suolo in quella zona”.
Così il direttore dell’Ingv di Catania, Eugenio Privitera, interpellato dai giornalisti in merito alla scossa di magnitudo 4.8 della notte appena passata sull’Etna. “La forte sismicità – ha aggiunto – non ci lascia tranquilli. Vediamo come evolverà. Il terremoto è un evento singolo. La situazione ricorda quella dell’ottobre del 1984 che provocò un morto a Zafferana Etnea: è sempre la faglia di Fiandaca, che quando si muove è pericolosa”.
Il sisma ha provocato ventotto feriti lievi nei paesi del versante orientale del vulcano, a nord di Catania, nonché ingenti danni. Nelle prime 24 ore dall’inizio dell’eruzione, sono state contate circa 800 scosse, uno sciame sismico che non si è ancora concluso. Il centro più colpito dal terremoto è Fleri, frazione di Zafferana molto vicina all’epicentro dove una palazzina è crollata e due persone state estratte dalle macerie, ferite ma non in maniera grave. La Protezione Civile continua a seguire l’evolversi della situazione in stretto raccordo con i centri di competenza (Ingv e Unifi) e con la Regione Siciliana.
Ecco le foto di Vigili del Fuoco e Polizia di Stato.