La Chiesa americana viene presentata sempre più spesso come un campo di battaglia dove i danni del gravissimo scandalo degli abusi sessuali hanno creato conflitti che oppongono gruppi rivali che si confrontano senza esclusione di colpi. In questo campo di battaglia è sbarcata da poco una nuova impresa editoriale ostile a Papa Francesco, la costola americana del Catholic Herald. Loro negano con fermezza preconcetti antipapali, anzi, di più, biasimano i faziosi delle parti in conflitto. Ma nel primo numero della pubblicazione ci si è occupati proprio di questo, scrivendo: “La più recente fazione cattolica a entrare in battaglia sono i Cavalieri Papali, i quali si vantano di una perfetta obbedienza a Roma…”. E poi, chi altro c’è? Poi, e questa sembra una sorpresa, c’è il Team Francis. “Il Team Francis è un gruppo di professori e giornalisti che hanno investito molto nel pontificato di Papa Francesco e stanno facendo tutto ciò che è in loro potere per aumentare il prezzo delle sue azioni. Per loro sventura la loro quasi-adorazione del pontefice (che deve metterlo in imbarazzo) sta avendo l’effetto opposto. Loro danno un connotato ortodosso anche ai gesti più controversi di papa Francesco, difendono per esempio l’accordo con la Cina con riferimenti ai concordati medievali. Di conseguenza irritano sia liberal sia conservatori”. Basta poco per capire che il vocabolo “ortodosso” è molto importante per il Catholic Herald.
Presentando poche settimana fa la decisione di pubblicare la propria edizione americana, William Cash, presidente della pubblicazione per le edizioni inglese e statunitense, ha scritto che mentre nel Regno Unito, dove il Catholic Herald ha una lunghissima storia, i cattolici sono una piccola minoranza, in America sono un’enorme comunità che vuole essere informata e illuminata. E annuncia così di volersi rivolgere ai “cattolici istruiti” contro le feroci divisioni del cattolicesimo tra fazioni “liberal” e “conservative”, nel nome, guarda un po’, del “cattolicesimo ortodosso”. Questo primo punto si collega a una seconda indicazione: scriveremo, ma in modo che non ricorderà le odi per i compleanni dei principi della famiglia dei Medici o dei loro papi.
Rileggendo oggi, alla luce di quanto poi scritto, sembra un’accusa precisa. Ma più importante ancora è il richiamo all’ortodossia, che obbliga a chiedersi chi siano, o sarebbero, i professanti non ortodossi. Ortodossia e tradizionalismo non sono sinonimi, ma possono essere ritenuti tali. È quello che, ad esempio, hanno sempre fatto i wahhabiti, ricordando che guidare la macchina è tradizionalmente un tabù per le donne saudite e quindi una scelta religiosa “ortodossa”: la moglie prediletta di Maometto, che cavalcava da sola il cammello, dunque era fuori dall’ortodossia. Ortodossia e tradizionalismo alle volte confliggono. Leggendo ancora nel diario del viaggio americano del presidente delle edizioni inglese e americana, da lui pubblicato il 20 dicembre scorso, emerge poi che il cappellano militare e commentatore televisivo di Fox News è quanto di meglio abbia il cattolicesimo americano per uscire dalle difficoltà in cui versa conferma l’idea che come accadeva nei partiti politici, dove le nuove correnti nascevano sempre contro il vizio delle correnti, anche qui i super partes siano proprio di parte. L’impresa editoriale è affidata a Michael Warren Davis. “Non abbiamo paura di dire cose che possano imbarazzare il papa e non abbiamo paura di difendere l’ortodossia”: forse il papa ha paura di difendere l’ortodossia? Certo che se però si ritiene non cattolicamente ortodosso un accordo con la Cina che riconosce il vescovo di Roma capo della Chiesa in Cina il dubbio può venire. Dunque capire cosa si intenda per ortodossia è proprio importante per capire le idee di chi non ha paura di imbarazzare il papa.
Forse aiutano le idee di un contributore della pubblicazione, che mesi fa ha scritto su The Spectator una serie di articoli sullo sbarco in Normandia: “In onore della Wehrmacht”. Titolo forte, chiaro, come il sommario: “La vera storia del D-Day è l’eroismo dei soldati tedeschi che erano sovrastati dal nemico ma combatterono nobilmente e fino alla morte”. Ora Taki, all’anagrafe Panagiotis “Taki” Theodoracopulos, fondatore con Pat Buchanan di The American Conservative, ha scritto un articolo per il Catholic Herald Usa. Qui la storia è che, rinnovando un tentativo in atto da tempo negli Stati Uniti, Taki fa sua la teoria che lo scandalo degli abusi ai danni di minori è in realtà lo scandalo di omosessualità clericale, un prodotto dello spirito liberale e modernista che avrebbe sequestrato il Concilio Vaticano II. E papa Francesco? Il commento non lascia molto al super-partes: “Nel suo breve pontificato ha riportato la Chiesa nella politicizzazione e nel relativismo morale”. Segue un elenco di accuse; ultima, ma non per gravità, “vuole le frontiere aperte” Dopo quella sull’eroismo della Wehrmacht sembra aprirsi la riflessione sull’ortodossia dei muri.