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Ecco la fase due della Groko tedesca, basterà ai centristi?

groko

Il punto di domanda è se basterà a fermare l’emorragia di voti che sta ingrossando le fila di Verdi, liberali e Afd la fase due della GroKo in Germania. Una mossa che sta prendendo corpo e forma anche dopo la tre giorni di meeting promossa dal gruppo parlamentare della Csu, nel monastero di Upper Bavarian Seeon.

Da un lato i conservatori centristi, secondo cui “l’usato sicuro” in Germania va sempre di moda; dall’altro chi puntava su Friedrich Merz come discontinuità rispetto ad una politica che ha prodotto il calo di voti alle regionali in Assia e Baviera. E che continua a scommettere sull’esigenza di un cambio di passo totale.

MONASTERO

A Seeon le due “sorelle dell’Unione” hanno sottolineato che continueranno a non essere d’accordo su singoli argomenti, ma non per questo metteranno in dubbio la loro storica alleanza. L’elemento su cui si punterà nel 2019 è la competizione cooperativa. Secondo il leader della Csu, Alexander Dobrindt, “ci ha sempre fatto bene”, come ha ribadito ai suoi ospiti al termine dei lavori nel monastero di Upper Bavarian Seeon, a cui ha preso parte anche il leader dei conservatori-popolari greci, Kyriakos Mytsotakis, probabile futuro premier al posto di Alexis Tsipras e Manfred Weber, candidato del Ppe al vertice della Commissione.

Gli ha fatto eco il numero uno della Cdu, Annegret Kramp-Karrenbauer, secondo cui i due partiti continueranno ad avere una relazione entusiasmante, supportata da molti più dati in comune.

Le differenze rispetto a un anno fa sono consistenti: il meeting del 2017 terminò con l’appello per una “rivoluzione conservatrice” attraverso il paese, alla presenza dell’ospite di eccezione che fu il primo ministro ungherese Viktor Orbán.

Quest’anno il ritiro monastico è stato preceduto da una fase di lunghe e laboriose articolazioni su programmi e strategie: come fatto da Söder che da giorni ha raccontato in occasione di interviste televisive e sui giornali come realizzare la nuova fase che deve inseguire la Csu, con alla base una sorta di umiltà sociale per affrontare le nuove sfide della post modernità.

META

Kramp-Karrenbauer e Dobrindt quindi hanno messo nel mirino le elezioni europee e le amministrative di Brandeburgo, Sassonia e Turingia. Traguardi a cui intendono arrivare con una alleanza rafforzata dal mastice di sempre. Ma dopo il cambio al vertice della Cdu, anche la Csu sceglie un nuovo leader: entro la fine del mese di gennaio Markus Söder dovrebbe subentrare a Horst Seehofer (verosimilmente il giorno 19), con l’obiettivo di programmare una campagna elettorale per le europee di maggio improntata all’anti populismo.

E’la ragione per cui i temi sociali saranno in primo piano nell’agenda della Csu, come altri bonus contro la disoccupazione, i fondi di previdenza sociale. Attenzione anche sul dossier migranti, con

il ministro federale dell’Interno Horst Seehofer in procinto di presentare una proposta di legge per le espulsioni più rapide dei richiedenti asilo. Il suo ministero sta lavorando a un emendamento costituzionale da presentare alla GroKo.

SCENARI

Il controcanto, però, non manca. “Seehofer non è mai stato un giocatore di squadra” ha decretato l’ex presidente della Csu, Erwin Huber, che ha avanzato anche i suoi rilievi sulle scelte del futuro. Le elezioni statali in Baviera e in Assia, ha detto, hanno dimostrato che non vale la pena combattere all’interno dell’Unione. E il fatto che Merkel e Seehofer non siano più leader di partito nel prossimo futuro dimostra anche che si sta aprendo un nuovo capitolo di cooperazione.

Per poi decretare: “La faida privata di Merkel e Seehofer sta diventando obsoleta o politicamente irrilevante. In ogni caso, si desidera una maggiore cooperazione e nessun conflitto. Questo sfortunato capitolo della politica di Seehofer è finito. Söder lo dice chiaramente: vuole una buona collaborazione con la Cdu e questi sono segnali completamente nuovi”.

Il problema relativo alle politcs resta comunque intatto e Huber lo certifica quando sottolinea che negli ultimi tre anni nella Csu è stato fatto troppo poco per contrastare strategicamente l’Afd. E le elezioni regionali del 2018, con i risultati negativi per i centristi, hanno dimostrato che questa strategia non ha avuto successo.

Un filone di pensiero che trova terreno fertile tra i sostenitori di Merz, che lo vorrebbero protagonista di un rimpasto di governo nel breve periodo e, in prospettiva, anche nel futuro governo senza la cancelliera Angela Merkel. Il ragionamento che fanno gli industriali che lo supportano poggia sul fatto che se la Cdu si limiterà a cambiare solo il front-man allora il trend elettorale che l’ha vista perdere voti alle regionali non potrà che continuare.

twitter@FDepalo

 


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