Il 14 gennaio del 1919 nasceva a Roma Giulio Andreotti. Morto a 94 anni il 6 maggio del 2013, Andreotti fu sette volte presidente del consiglio e ventisette volte ministro, il politico italiano con il maggior numero di incarichi governativi nella storia della Repubblica. Esponente di spicco della Democrazia cristiana, è stato protagonista della vita politica italiana dalle sue fasi embrionali a quelle più complesse è difficili: fu eletto all’Assemblea Costituente, fu presidente del Consiglio durante il rapimento di Aldo Moro e coinvolto in tutte le vicende nodali della storia italiana.
“Poco dopo il rapimento di Moro – ha ricordato il figlio Stefano ai microfoni della trasmissione radiofonica I Lunatici su Rai Radio 2 -, ad esempio, aveva sentore che sarebbe toccato anche a lui. Anche se diceva che gli hanno fatto scontare un purgatorio in terra, è morto con una coscienza tranquilla. Lui era molto credente, se ne è andato sereno, consapevole di poter affrontare tranquillamente anche una vita nell’aldilà”.
Autoironico e di una intelligenza pacata che lo portò a rispondere sempre in modo acuto alla satira che nel corso degli anni lo prese di mira, si arrabbiò solo per il ritratto che gli fece il regista Paolo Sorrentino nel film Il Divo. “Ha conservato tutte le vignette satiriche che lo hanno riguardato – ha detto il figlio Stefano – . Si divertiva nel guardarle. Uno dei pochi momenti, forse l’unico, in cui ha reagito bruscamente è stato il film di Sorrentino. Lo definì una mascalzonata. Il soprannome di Belzebù sicuramente non gli faceva piacere, ma lasciava perdere. Non dava troppa importanza a certe cose, non gli faceva piacere ma non ne ha mai fatto un dramma. L’unica volta per cui veramente l’ho visto seccato fu il film di Sorrentino”.
Per celebrare il centenario della sua nascita, Umberto Pizzi ha selezionato una serie di foto dal suo archivio. Eccone alcune.
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