Lo ha detto due giorni fa il presidente della Repubblica, Recep Tayyip Erdogan, lo ha ripetuto oggi il ministro degli Esteri, Mevlut Cavusoglu. Il capo della diplomazia della Mezzaluna, ha dichiarato che l’operazione militare contro i curdi siriani dello Ypg, il braccio armato della minoranza in Siria, avverrà indipendentemente dal ritiro delle truppe Usa dal Paese.
“La nostra operazione contro lo Ypg e il Pkk – ha spiegato Cavusoglu – è indipendente dall’uscita delle truppe americane dalla Siria. Condurremo la nostra operazione militare anche se gli Usa ritardano il processo di ritiro. Appena due giorni fa, in occasione del discorso al suo gruppo parlamentare, il presidente turco Erdogan aveva definito “un grosso errore” la richiesta dell’advisor di Donald Trump, John Bolton da Gerusalemme, che in sintesi aveva chiesto alla Turchia un paso indietro sull’operazione militare nel nord della Siria.
Quella che doveva essere una visita per ricucire i rapporti fra Turchia e Stati Uniti, si è trasformata nell’ennesimo momento di tensione fra i due Paesi. Erdogan non ha incontrato Bolton ad Ankara, lo ha fatto parlare con il suo portavoce, Ibrahim Kalin, che per tutta risposta gli ha chiesto di consegnare alla Mezzaluna tutte le posizioni che gli Stati Uniti lasceranno libere. Ammesso che questo avverrà mai, visto che, con il passare dei giorni, il ritiro delle truppe annunciato da Trump assume contorni sempre meno nitidi, per usare un eufemismo.
La Turchia, che sperava di ottenere dall’amministrazione Trump il via libera ad attaccare i curdi, è rimasta a bocca asciutta e come sempre è tornata a corteggiare la Russia di Vladimir Putin. I quotidiani turchi oggi scrivono che il capo del Cremlino ed Erdogan si incontreranno presto. All’ordine del giorno, l’argomento numero uno sarà sicuramente la Siria. La Turchia è intenzionata a chiedere a Mosca di operare in modo congiunto quando le truppe Usa se ne andranno. Questa per Erdogan è l’unica sede di compromesso possibile. La Russia avrà la possibilità di tenere sotto controllo le truppe della Mezzaluna, sorvegliata speciale e accusata di avere rapporti poco chiari sia con lo Stato Islamico sia con le frange più ambigue della cosiddetta opposizione siriana. La Turchia in cambio avrebbe il via libera per colpire le posizioni dei curdi nel nord della Siria.
Tutto ora è nelle mani di Putin, il cui obiettivo non è certo quello di difendere i curdi, ma impedire alla Turchia di creare una sua zona di influenza oltreconfine. Di certo, Ankara non è minimamente intenzionata a indietreggiare e questa situazione sta creando problemi tanto a Washington quanto a Mosca.