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I terremoti non c’entrano con le trivelle. Lo dice la scienza

Chi l’ha detto che le trivelle sono la causa dei terremoti? Qualcuno per la verità c’è. Le perforazioni per la ricerca di petrolio o gas (di cui si parla in questi giorni, dopo il polverone sulle concessioni, poi stoppate, nello Ionio) potrebbero causare i movimenti sismici della crosta terrestre. Qualcuno lo crede per davvero. Per esempio Andrea Maestri, avvocato-deputato ravennate in quota Possibile, che ieri non ha escluso che la scossa registrata in Emilia-Romagna, zona Ravenna, possa essere imputata alle attività di una piattaforma al largo della cittadina romagnola famosa per i mosaici.

“Magnitudo 4.3: un terremoto importante, mai accaduto con questa intensità a Ravenna, il più forte negli ultimi 30 anni. Epicentro Lido di Dante e il pensiero corre preoccupato alla scellerata attività estrattiva della piattaforma Angela Angelina e non solo. Scientificamente il collegamento tra attività estrattiva e terremoti è molto controverso ma è lecito dubitare che epicentro e intensità siano casuali” ha dichiarato Maestri. “Ho chiesto alla deputata Rossella Muroni, che già aveva visitato Ravenna questa estate e si era impegnata per la chiusura della piattaforma, per la Camera dei deputati e a Massimo Manzoli, per il Consiglio comunale di Ravenna, di attivarsi, se ne rileveranno le condizioni, con un immediato question time, nelle rispettive sedi istituzionali. Non escludo, se troveremo supporto in adeguati studi scientifici, un esposto in Procura per la verifica di eventuali ipotesi di reato”.

Ecco appunto, la scienza. Che cosa dice? Già due anni fa questa testata, in occasione del referendum (fallito per mancanza di quorum) sulle trivellazioni, aveva dimostrato grazie al contributo del ricercatore Luca Longo, l’inesistenza di una correlazione tra le attività di fracking e le scosse. Tecnicamente si tratta della cosiddetta idrofratturazione idraulica, alias il pompaggio di acqua e una piccolissima percentuale di additivi chimici ad alta pressione (al massimo 1000 atmosfere) nel pozzo di perforazione. Lo scopo è quello di creare una frattura nello strato roccioso e liberare così il petrolio o il gas imprigionati nelle rocce scistose che fungono da serbatoio per poterlo così pompare fuori.

“L’energia di un singolo terremoto”, ha scritto Longo, “è più facile da calcolare: ad esempio le 7 scosse più forti registrate in Emilia nel 2012 hanno superato la magnitudine 5 ed hanno liberato circa 2 milioni di MegaJoule ciascuna, più o meno corrispondenti all’esplosione di una bomba atomica da 20 kTon (cioè a 20 mila tonnellate di Tnt, tritolo)”.

“Sappiamo che un sistema isolato non può fornire più energia di quanta se ne metta dentro. Per questo motivo, basta vedere quanto enormemente maggiore sia l’energia sviluppata da un terremoto in rapporto a quella utilizzata per il pompaggio dell’acqua nel sottosuolo nelle attività di fracking, per convincersi che il pompaggio di acqua non può produrli”. In altre parole “il rapporto tra le quantità di energia messa in campo dalle azioni umane è incomparabilmente inferiore a quella messa in campo dai fenomeni naturali. Questi movimenti della crosta terrestre non sono minimamente influenzabili (né arrestabili, né incrementabili) dalle attività umane. Qualunque cosa noi facciamo, la quantità di energia che si accumula e si rilascia per i movimenti tettonici non può essere modificata da alcuna attività umana o anche dalla somma di tutte le attività umane dall’Età della pietra in avanti. È un valore enorme, ed è assolutamente indipendente dalla quantità di energia con cui le aziende petrolifere pompano acqua nei giacimenti scistosi”.

Ps. “In Italia”, chiariva Longo, “non sono mai stati scoperti giacimenti scistosi di petrolio o gas di dimensioni decenti, quindi né in Emilia Romagna né nel resto dello stivale si è mai praticato il fracking”.



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