“L’Europa rischia di franare sotto il peso del problema irrisolto delle migrazioni”, ha affermato Conte nella recente visita in Ciad e Niger, sottolineando la necessità di combattere il traffico dei migranti a livello globale. Ha ragione. L’assenza o la carenza di politiche migratorie europee verso l’Africa lascia inalterate le cause delle migrazioni e può agevolare di fatto il traffico dei migranti, esponendoli a violenze e rischi gravissimi, che possono portare anche alla morte, come avvenuto a largo della Libia in questi giorni.
Le migrazioni di massa dall’Africa, alimentate da rifugiati e migranti economici, hanno portata epocale e possono destabilizzare le società europee. I contrasti politici, connessi a una carente gestione dei flussi migratori a livello europeo, sono in grado di creare divisioni nella compagine comunitaria e innestare processi di blocco o disgregazione del processo di unificazione europeo (come avvenuto per la Brexit, che è stata fortemente influenzata da tematiche migratorie, in relazione a una percezione di inadeguata gestione del fenomeno).
Le divisioni politiche e nazionalistiche tra Stati europei, sotto la pressione dell’immigrazione di massa e del rimpallo di oneri e responsabilità, possono acuirsi, fino a rompere il tessuto comunitario. Gli interessi degli Stati europei in Africa, se non adeguatamente mediati a livello europeo, possono entrare in conflitto e ostacolare un’efficace politica di cooperazione e contrasto al traffico dei migranti. La passività europea rispetto ai flussi migratori irregolari dall’Africa può togliere spazio all’immigrazione regolare da quel continente, ricca di potenzialità di interazione socioculturale ed economica.
L’insufficienza dei fondi dedicati al sostegno dei Paesi di partenza e di transito non consente operazioni in grado di incidere realmente sui flussi migratori (i 500/600 milioni destinati dall’Europa all’Africa sono affatto insufficienti a fronteggiare un fenomeno epocale, connesso a situazioni di disagio socioeconomico di milioni di persone e a difficili situazioni dei Paesi di transito; e sproporzionati rispetto ai miliardi di euro concessi alla Turchia per bloccare la rotta balcanica delle migrazioni). Il contrasto al traffico dei migranti non può che essere realizzato in maniera coordinata a livello internazionale, perché è un evento transazionale e dinamico, che coinvolge molte nazioni e che rinnova costantemente vie e mezzi, alla ricerca dei migliori percorsi verso l’Europa.
Il consenso politico al contrasto dell’immigrazione di massa e irregolare necessita un sostegno trasversale a livello europeo, per evitare che la questione migratoria laceri il vecchio continente, nel conflitto tra componenti politiche e sociali, opposti estremismi, opzioni morali e pragmatiche. Gli equilibri socioeconomici e culturali di alcuni Stati europei, in assenza di un’idonea politica comune sui flussi e sull’integrazione, possono essere minacciati. La stessa idea di Europa, come nucleo di civiltà, capace di mediare e contenere al suo interno le istanze civili e religiose, rispettosa delle differenze e delle identità, può entrare in crisi sotto la pressione di un fenomeno epocale non adeguatamente gestito.
Una concausa della situazione è certamente la debolezza della politica estera europea, da sempre incapace di rappresentare effettivamente l’insieme dei Paesi europei e relegata a un ruolo di compartecipe subalterno rispetto ai protagonisti nazionali della scena internazionale: in tema di migrazioni di massa si ripresentano gli stessi limiti, aggravati dai condizionamenti connessi agli interessi che vari Stati europei hanno in Africa.
È poi ragionevole ritenere che le istituzioni europee, a differenza dei popoli, non abbiano ancora un’adeguata percezione dell’immigrazione di massa dall’Africa e continuino a considerarla un problema tutto sommato contingente e a carico essenzialmente dei Paesi del mediterraneo, al punto da non considerare prioritario investire per il contenimento dei flussi. E in questo le scelte dell’Italia non hanno aiutato: sono passati solo pochi anni da quando il governo italiano ha convenuto di far sbarcare nei porti italiani tutti i migranti soccorsi o raccolti in mare, salvo poi cercare frettolosi rimedi quando la situazione ha incominciato a sfuggire di mano. Gli stessi governi europei, complici le regole internazionali sui rifugiati e sugli immigrati irregolari, hanno trovato agevole risposta ai flussi migratori di massa nella chiusura delle frontiere e nella resistenza ai ricollocamenti, ricevendo solo i flussi compatibili con le proprie opzioni politiche e socioeconomiche, così contenendo il grosso della pressione all’interno dei confini italiani.
La miopia dell’Europa sull’immigrazione di massa dall’Africa è pericolosa e non può continuare. All’esito delle prossime elezioni europee i popoli si attendono un cambio di rotta.