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Mosca, Pechino, Teheran. Chi minaccia gli Stati Uniti secondo la National Intelligence Strategy

Russia, Cina e Iran sono “avversari tradizionali” degli Stati Uniti e continueranno a insidiare la sicurezza nazionale americana nella sfera economica, militare e cibernetica. Questo è uno dei pochi punti di convergenza fra amministrazione Trump e comunità di intelligence emersi nella nuova Strategia nazionale dell’Intelligence (Nis) presentata oggi dal direttore del Dni (Dipartment of National Intelligence) Dan Coats. Un documento di 36 pagine che riassume le minacce prioritarie cui gli Stati Uniti devono far fronte che non si distacca nei fondamentali dai documenti rilasciati dal 2005 su base quadriennale se non fosse per un approccio più politico di quanto non preveda il protocollo. Questa è la lettura della stampa americana, che ravvede nelle pagine presentate dagli 007 statunitensi una chiara presa di distanza dall’ “America First” del presidente Donald Trump. Nella prima sezione, ad esempio, fra i pericoli che mettono a rischio la tenuta dell'”ordine internazionale post II Guerra Mondiale” sono citate le “crescenti tendenze isolazioniste” e un “mutamento dell’economia globale”. Due pilastri della dottrina Trump che avevano sorretto la National Security Strategy, quello sì documento squisitamente politico, pubblicata con una certa enfasi al termine del primo anno alla Casa Bianca.

Se non c’è unione di intenti sulla gestione degli “amici” in giro nel mondo, fra Trump e l’intelligence a stelle e strisce sembra però esserci una certa intesa sull’individuazione dei “nemici” strategici di Washington in questo momento storico. A sorprendere gli esperti non è tanto la lista, Russia, Cina e Iran erano nel mirino anche delle amministrazioni precedenti, quanto il focus dedicato alle minacce provenienti da questi Stati. Una scelta di stile e contenuto che distanzia la nuova Nis dai vecchi documenti, prevalentemente incentrati sul terrorismo internazionale. Non è un caso che in conferenza stampa Coats abbia definito la Nis del 2019 “più di un semplice aggiornamento delle strategie precedenti”.

Mosca e Pechino sono in cima alla lista degli osservati speciali, ma in ordine invertito rispetto a quanto vuol far trasparire l’amministrazione Trump, da mesi impegnata in un aperto conflitto diplomatico e commerciale con i cinesi aggravatosi con l’arresto in Canada della n.2 di Huawei Meng Wanzhou, ora in attesa di estradizione. “Gli sforzi della Russia di aumentare la sua influenza e autorità probabilmente aumenteranno e potrebbero entrare in conflitto con gli interessi degli Stati Uniti in diverse regioni” cita il documento in apertura. Segue il dossier cinese: “La modernizzazione militare cinese e la ricerca continua del dominio economico e territoriale nella regione del Pacifico e oltre rimangono una preoccupazione” continua il report con un accenno esplicito all’escalation di tensioni fra cacciatorpediniere americani e navi cinesi nel Mar Cinese Meridionale e soprattutto intorno a Taiwan. “Tuttavia – continua – esistono opportunità di lavorare insieme a Pechino su temi di mutuo interesse, come l’aggressione della Corea del Nord e la sua continua ricerca di tecnologia nucleare e missilistica”. Anche qui gli 007 fanno un passo di lato rispetto alla linea diplomatica di Trump, che negli ultimi mesi ha ripetutamente lodato Kim Jong-un in vista del bilaterale di febbraio, esprimendo scetticismo sul programma di denuclearizzazione dei nordcoreani e sul loro impegno per la de-escalation militare nella penisola. Cina e Russia, segnala la Nis, possono trasformarsi in una doppia minaccia nello spazio orbitale, “da cui continueranno a sviluppare un ampio ventaglio di armi antisatellitari per ridurre la capacità militare e la sicurezza degli Stati Uniti”. Ora che gli americani non ne hanno più il controllo esclusivo, lo spazio, segnala la strategia, tanto più da quando è stato “democratizzato”, “pone serie sfide agli Stati Uniti e alla comunità di intelligence”.

Chiude il cerchio l’Iran, Paese colpito da un pesantissimo pacchetto di sanzioni economiche primarie e secondarie che dunque non risparmiano gli alleati degli americani che vogliono continuare a fare affari con Teheran. L’accordo sul nucleare iraniano (Jcpoa), conclude il Dni, qui in piena sintonia con il Dipartimento di Stato trumpiano, non è stato rispettato dal governo di Hassan Rohani. “A dispetto del suo impegno nel 2015 per un programma nucleare pacifico, la ricerca dell’Iran di capacità militari e missilistiche più avanzate e il suo supporto continuo a gruppi terroristici, militanti e altri avversari degli Stati Uniti continueranno a minaccare gli interessi americani”.

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