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Le sfide (contraddittorie) di Enrico Letta secondo il New York Times

Bene, avete almeno compiuto il primo passo che è la formazione di un nuovo governo, ma il programma del premier Enrico Letta è troppo ambizioso per essere attuabile e, vista anche la coalizione “improbabile”, sarà difficile che il suo governo reggerà. Così il quotidiano americano New York Times ha inquadrato in un editoriale oggi il nuovo esecutivo di Enrico Letta. “Più giovane della maggior parte dei leader recenti, che ha messo insieme un gabinetto accattivante e di talento, che include sette donne e un’italo-africana. Per un Paese disgustato dai suoi partiti politici, l’infusione di nuove facce e nuova linfa è un cambiamento benvenuto”, ha aggiunto.

Sollievo europeo

Il New York Times sottolinea che le imprese italiane sono sollevate, così come i tedeschi e gli altri leader dell’Unione europea. Ma ricorda che la formazione di un governo è solo l’inizio. “L’Italia ha bisogno di un governo credibile a sufficienza per negoziare con i leader europei un’attenuazione dell’austerità e forte abbastanza per mettere in atto le difficili riforme strutturali che le servono (…) come il rafforzamento del sistema bancario, la creazione di mercati più competitivi e l’applicazione di leggi sul lavoro meno rigide, una tassazione più equa e la riduzione della burocrazia”, ha detto.

Le sfide

“Letta ha la possibilità di essere al comando, ma ha davanti a sé sfide temibili. La sua improbabile coalizione di governo comprende vecchi nemici politici, compresi gli ex comunisti, i sostenitori di Silvio Berlusconi e i centristi di Mario Monti”, ha ricordato il New York Times. Letta ha messo insieme “l’unica possibile maggioranza, ma potrebbe non durare abbastanza per mettere in atto l’ambizioso programma per i prossimi 18 mesi che ha presentato questa settimana”, si legge nell’editoriale.

Le contraddizioni

La sua agenda mette insieme obiettivi differenti, spesso in direzioni contrastanti: “chiede un allentamento dell’austerità e il rispetto degli obiettivi di budget dell’Unione europea. Vuole riforme economiche, difficili da attuare in tempi di recessione e alta disoccupazione”, visto che la coalizione di Letta dipende dai voti “di partiti politici che in passato hanno bloccato queste riforme”, ha spiegato il giornale. Il governo chiede “cambiamenti del sistema elettorale e di quello politico, ma dipende da chi in passato ha beneficiato del vecchio sistema”.

La conclusione? Per portare l’Italia fuori dalla sua crisi economica e politica, Letta dovrà cambiare il modo di pensare a Roma. Ma anche a Berlino.



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