Il Trattato di Aquisgrana tra Francia e Germania va osservato con attenzione, ma certo non può portarci a tagliare i rapporti con i due Paesi. La Difesa europea sta entrando nel vivo – con 13 miliardi di euro che potrebbero arrivare da Bruxelles dal 2021 – e ogni Stato giocherà le sue carte. Tra queste, c’è anche la collaborazione con gli altri grandi partner, compresi Parigi e Berlino. È il senso della missione tedesca del sottosegretario alla Difesa in quota Lega Raffaele Volpi, condita da numerosi incontri con rappresentanti del governo, del Bundestag e di tecnici ed esponenti del settore.
GLI INCONTRI A BERLINO
“Sono stati due giorni veramente intensi”, ha raccontato in una nota Volpi. In particolare, gli incontri si sono tenuti presso la sede del ministero della Difesa (il Bundesministerium der Verteidigung), dove il sottosegretario ha incontrato l’omologo Thomas Silberhorn. Poi, la partecipazione a un evento organizzato dell’istituto Konrad Adenauer, con i meeting con parlamentari, tecnici ed esponenti del settore difesa.
LE PREOCCUPAZIONI DOPO AQUISGRANA
“La Germania è considerata un partner ad elevata valenza strategica nel settore industriale e della difesa, per cui ha aree di sviluppo capacitive molto interessanti”, ha notato Volpi. “Il nostro incontro – ha aggiunto – è avvenuto in un importante momento storico, dopo la firma del trattato di Aquisgrana tra Francia e Germania, un fatto che richiedeva un confronto su tematiche di interesse comune sia nei rapporti bilaterali sia in quelli legati al futuro dell’Unione europea”. D’altra parte, proprio la firma del trattato da parte di Angela Merkel ed Emmanuel Macron aveva fatto emergere preoccupazioni in Italia, soprattutto per il forte accento sulla cooperazione in ambito difesa. Molti esperti hanno letto nell’accordo l’intenzione di creare un asse che possa porsi a guida della nascente Difesa europea, un rischio di emarginazione dai tavoli che contano per l’Italia.
“TANTE ANALOGIE”
Eppure, ha spiegato Volpi, “ho potuto riscontrare una sincera apertura nei nostri confronti nel settore della sicurezza e difesa, con possibili convergenze sia nell’ambito della cooperazione militare sia nello specifico settore dell’industria della Difesa anche orientata alla nostra capacità di export”. Proprio il tema esportativo è d’altronde quello che negli anni ha creato più attriti tra Berlino e Parigi, con la prima legata a procedure decisamente più rigidi e stringenti. Da questo punto può dunque ripartire il dialogo italo-tedesco. Non a caso, il sottosegretario ha ricordato le “tante analogie e similitudini tra le istituzioni nazionali e quelle germaniche, nonché le convergenze sui più importanti aspetti strategici quali i rapporti transatlantici e lo sviluppo del continente africano”.
LA SPONDA TEDESCA
Se i rapporti con Parigi sembrano complicati su più fronti (dal dossier migratorio, alle accuse di neocolonialismo), l’impressione è che con Berlino si possano dunque trovare maggiori convergenze. Tra tutte, proprio il rapporto con gli Stati Uniti. Nonostante i problemi comunicativi tra la cancelliera e Donald Trump, la Germania conserva l’idea di uno stabile rapporto con l’alleato d’oltreoceano. La sua posizione nella Nato è senza dubbio più chiara e tradizionale di quella francese, che invece continua a intendere “l’autonomia strategica” del Vecchio continente come un’indipendenza dagli States. Su questo punto (così come sull’idea di una Difesa europea che sia pianamente inclusiva, e non esclusiva) l’Italia può costruire un dialogo positivo con il governo tedesco.