Non è certo un mistero che Michele Santoro (nella foto), il vulcanico conduttore di Servizio Pubblico, ami le provocazioni. Tutta la sua carriera di giornalista è stata costruita su trasmissioni forti, con il gusto della polemica. Questa volta, però, un suo impeto oltre il limite della deriva nazional-populista ha stupito – non piacevolmente – i suoi ascoltatori.
Nel corso della trasmissione di ieri, incentrata sulla situazione economica italiana e sulla sparatoria di fronte a Palazzo Chigi, il conduttore si è lasciato andare a frasi “choc”, proponendo la sua ricetta economica al governo di Enrico Letta.
“Si è parlato tante volte della Repubblica di Weimar” – ha detto Santoro commentando la mancanza di lavoro. “I nazisti, nei primi sei mesi che andarono al governo, in alcuni grandi centri eliminarono completamente la disoccupazione. Fu il primo provvedimento che fece il governo nazista: eliminare in sei mesi i disoccupati e anche i sussidi, perché diedero un lavoro a tutti, costrinsero la gente a lavorare”.
Parole decisamente inaspettate da parte di un giornalista che non ha mai nascosto le sue simpatie politiche, decisamente opposte a qualsiasi forma di nazionalismo, tanto più se di stampo dittatoriale.
“Quando la gente era depressa loro (i nazisti, ndr) hanno fatto quest’operazione qui. Sono stati energici, vitalisti e immediatamente hanno operato sul lavoro. Bisogna immediatamente che quelle persone delle quali abbiamo parlato capiscono che c’è un governo che li mette a lavorare. Questo deve essere un punto che non può essere rimandato alla fase 2, alla fase 3 quando ci sarà la crescita, si deve fare subito”.
E dire che la puntata ospitava ieri uno dei polemisti del momento, il giurista genovese Paolo Becchi, uno dei guru del Movimento 5 stelle, ripudiato per alcune sue frasi forti sulla possibilità che la gente possa arrivare a usare le armi contro le politiche europee d’austerità appoggiate dall’Italia.
Il professore, dopo le sue parole, si è scusato con i grillini. Chissa se, ascoltando ieri sera Santoro, Becchi non si sia sentito un po’ meno in colpa.