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Governo Letta, se la minaccia viene dai Media…

Tv, radio, giornali, rete, social media: lo spazio della comunicazione si è dilatato sino ad abbracciare mortalmente la politica. Gli esponenti dei partiti e soprattutto quelli del governo sono bombardati da una grande quantità di stimoli. Sono invitati in trasmissioni tv o radio, sono intervistati dai quotidiani di carta e online, sono sollecitati su twitter e facebook ad interagire con i loro ‘amici’. Il momento della riflessione, come quello dell’azione, è ridotto al minimo. Gli effetti sono quelli che si vedono ad occhio nudo: la perdita di credibilità dinanzi agli occhi dell’opinione pubblica.

La questione era già emersa con il governo Monti. Con l’arrivo dell’austero professore universitario e della sua squadra di tecnici, ci si immaginava un esecutivo poco incline al salotto televisivo. L’approccio ieratico di servitori dello Stato durò pochi istanti. Ministri e sottosegretari restarono fulminati dalle luci delle ribalte e lo stesso premier ne rimase accecato, scegliendo di abbandonare la toga del tecnico per indossare la vestale del politico. In pratica, un disastro mediatico e politico che probabilmente ha influito anche sulla qualità dell’azione di governo (che è stata, comunque, migliore del passato).

Ora, ci risiamo. La squadra di Enrico Letta è mediamente giovane e mediamente competente. La sfida che ha davanti non è meno impegnativa di quella che ha animato l’esperienza di Mario Monti. Eppure, la fregola di dichiarare, sempre e ovunque, continua ad essere contagiosa e inarrestabile. Una improbabile intervista a Repubblica è costata all’onorevole Biancofiore il ruolo di sottosegretario alle pari opportunità. Siamo solo all’inizio.

La rincorsa mediatica a dire la propria per conquistare un po’ di visibilità non ha certo favorito il dibattito interno del Pd. La stessa malattia compulsiva potrebbe contagiare il nuovo governo, che pure ha caratteristiche giuste per poter fare bene. Cari ministri e sottosegretari, imparate a mordervi un po’ la lingua e a controllare le dita che si muovono veloci sui vostri smartphone. Fate parlare il vostro lavoro. Certo, il fatto che dopo solo una settimana a Palazzo Chigi il neo presidente del Consiglio Enrico Letta scelga di andare da Fabio Fazio ospite di “Che tempo che fa” non è proprio un segnale incoraggiante.



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