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Tav? Tanto andiamo a votare

La relazione c’è, ma nessuno la legge. Per la semplice ragione che è irrilevante. Inutile. Quelli del M5S hanno creato apposta una commissione per l’analisi costi benefici, in modo da farsi dare una pezza d’appoggio per quello che avevano già deciso: la Tav non si fa. O, meglio: non si finisce. Tanto le cose stanno così che Di Maio lo aveva anticipato affermando esplicitamente di non avere letto la relazione, non avendola neanche avuta. Appunto.

Non la leggono quelli della Lega, perché dopo avere lisciato il pelo ai vari movimenti No Tav e alla valle avevano già deciso di recitare una diversa parte in commedia, provando a rappresentare l’Italia del fare e dell’andare avanti. Il tutto stando nel governo che aveva fermato i lavori. Il solo modo per uscire dal vicolo cieco nel quale, con ciarliera voluttuosità, si erano cacciati, sarebbe stato un compromesso: non si fa quel che era previsto, ma la Tav si fa in modo nuovo. Lo so, non significa nulla, ma ha un suo fascino politichese: si procede, dopo avere affermato che quelli di prima avevano sbagliato tutto. Ma il guaio è che il vicolo non è solo cieco, ma oramai ostruito anche in direzione opposta, verso l’uscita, dalle macerie elettorali del M5S.

Cedere, dopo il voto abruzzese, significherebbe confermare che il socio di minoranza è il solo che conta e può imporre la propria linea. Per la Lega, del resto, cedere significa dire addio alla rappresentanza del mondo che bada al sodo, al lavoro e agli affari. La scena potrebbe anche avere un suo fascino, se non fosse che si svolge in un Paese la cui crescita è stata ridotta al lumicino e il cui ritardo, rispetto alla crescita del resto dell’Europa, è divenuto una voragine. Che non sarà colmata, ma solo momentaneamente nascosta dal dichiarare guerra al mondo, interno ed esterno, dal fare chiasso e fracasso, dal chiedere un giorno la testa di questo e quello per poi il giorno appresso dire che non era vero e sono gli altri ad avere perso la testa.

La relazione sui costi e benefici di Tav sarà difesa e contestata, restando il primo esempio di governo che delega a una commissione una scelta politica, lasciando credere che tale decisione abbia aspetti più tecnici che politici. Il tutto a opera di chi si scagliò contro i tecnici e rivendicò il primato della politica. Ergo: avanti Tav: Tanto Andiamo a Votare.



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