Le primarie del Partito democratico sono alle porte e i candidati alla segreteria, dopo il voto nei circoli degli iscritti, sono tre: Nicola Zingaretti, Maurizio Martina e Roberto Giachetti (in tandem con Anna Ascani). Le votazioni per scegliere il nuovo segretario del Pd si terranno il 3 marzo (dalle 8 alle 20), e gli iscritti al partito (così come i simpatizzanti, con il contributo di due euro) dovranno presentarsi al proprio seggio con un documento di identità e con la tessera elettorale. Ma su cosa si basano le tre diverse proposte dei candidati in campo? Formiche.net ha sintetizzato le diverse mozioni, a partire da quella presentata da Roberto Giachetti e Anna Ascani.
Giachetti, già candidato alle ultime elezioni per la guida della città di Roma, ha ricevuto l’endorsement della sottosegretaria alla presidenza del consiglio del governo Gentiloni nonché ministra del governo Renzi, Maria Elena Boschi, ed è considerato il candidato renziano in questa competizione per la guida del Pd. La mozione Giachetti-Ascani (#Sempreavanti, qui il pdf) si compone di 16 punti, più una premessa introduttiva, il tutto per un totale di 21 pagine. Lavoro, giovani, diritti, il Pd del futuro sono solo alcune delle sezioni. Ecco la mozione, in pillole.
GIACHETTI-ASCANI #SEMPREAVANTI
“Il Partito Democratico oggi deve competere con soggetti politici populisti sia nella sostanza che nella forma. Per questo motivo, l’alleanza con i populisti è preclusa e ogni cedimento in questo senso sarebbe letale”. La premessa, prima di ogni cosa, è che il Partito democratico di Giachetti e Ascani chiude a ogni possibilità di alleanza con il Movimento 5 Stelle, punto di scontro all’interno del Pd anche all’indomani delle elezioni del 4 marzo che hanno visto prevalere proprio la forza guidata da Luigi Di Maio. “Nessuna nostalgia, nessun ritorno al passato, non c’è spazio per tutto questo. Non si ferma il vento con le mani”, si legge, per poi rafforzare il concetto: non si può addomesticare il populismo, ma si deve creare una alternativa di governo. “Insomma: mai coi cinque stelle, mai con la Lega. Senza se e senza ma”. E se il no ai populismi è chiaro e forte, lo è anche l’europeismo: “Nel definirci europeisti convinti le parole del Capo dello Stato ci fanno da guida. Il progetto Europeo, però, non riguarda solo la fratellanza tra popoli e l’integrazione politica, si tratta innanzitutto di una collaborazione industriale, commerciale, scientifica, culturale, tecnica”.
DEMOCRAZIA PARLAMENTARE E COSTITUZIONE
Il Pd di Giachetti e Ascani guarda anche alla riforma costituzionale del 2016, bocciata dal referendum che si è tenuto il 4 dicembre dello stesso anno e che ha portato, poi, alle dimissioni di Matteo Renzi da segretario. “In Italia la sconfitta subita dai riformisti nel referendum costituzionale del Dicembre 2016 ha impedito di mitigare la crisi delle istituzioni repubblicane”, si legge. “Una crisi che tende – se possibile – ad aggravarsi, sia per la loro intrinseca debolezza ed incoerenza (che la nostra riforma cercava di correggere), sia per i colpi che vengono loro inferti da forze politiche che intendono cambiarle profondamente, non attraverso una revisione della Costituzione, ma piuttosto con una azione politica anticostituzionale”. “L’Italia – scrivono Giachetti e Ascani – ha bisogno di superare il bicameralismo paritario, eliminare enti ormai superati come il Cnel, ridurre il numero dei parlamentari e contenere i costi di funzionamento delle istituzioni, rendere più efficienti i rapporti tra Stato e Regioni, facendo chiarezza tra le competenze ed eliminando le sovrapposizioni. Abbiamo perso il referendum del 4 Dicembre, ma non possiamo rinunciare alla spinta riformista che ha contraddistinto sin dagli esordi l’azione politica del Partito democratico”.
SUL PARTITO DEMOCRATICO (PD, UNDICI ANNI DI RITARDO)
Ed è proprio sul partito democratico del futuro che si soffermano i due dem: “Con tutti i limiti e le carenze della nostra organizzazione, dobbiamo essere orgogliosi della nostra comunità. Un patrimonio di dedizione, passione, capillarità che ormai abbiamo solo noi e che dobbiamo difendere, ristrutturare, rilanciare”. Lo statuto, però, non va archiviato o cancellato, ma “rilanciato, aggiornato e soprattutto pienamente realizzato”. “Rilanciato e difeso nelle sue intuizioni fondamentali che sono il nostro dna: le primarie aperte per la scelta del segretario, la vocazione ad una rappresentanza larga e maggioritaria, la coincidenza tra leadership e premiership. Rinunciarvi equivarrebbe a rinunciare a noi stessi e ad una potentissima leva di cambiamento democratico. Senza strumenti come questi non avremmo vissuto le nostre migliori stagioni, da Veltroni a Renzi”. Accanto a quello che già c’è, anche una spinta di innovazione: “Dobbiamo sforzarci di immaginare nuove forme di partecipazione, fisiche e digitali (quanto tempo e quanti milioni di voti abbiamo perso non utilizzando mai i dati degli elettori delle primarie?) e costruire con l’ambizione di tornare ad esserlo un modello. Inoltre, dobbiamo cogliere le potenzialità della rete, per davvero”. Insomma, si legge, “nel 2019 un Partito o è digitale o semplicemente non è”.
PUNTARE SU LAVORO E CRESCITA
Il Pd “deve essere il partito della crescita, che deriva anzitutto dalla piena occupazione: non si crea occupazione per decreto, ma le leggi e gli incentivi, come è accaduto con il Jobs Act, devono poter aiutare e sostenere il lavoro e l’impresa”. Al reddito di cittadinanza, scrivono i due deputati dem, “dobbiamo contrapporre il lavoro di cittadinanza. Questo lo si fa sia finanziando con fondi pubblici le iniziative di quei giovani che vogliono trasformare una buona idea in una start-up, sia riducendo la tassazione sul lavoro dipendente, soprattutto quello a tempo indeterminato”. Si propone, inoltre, la “flessibilità positivamente intesa”, ossia una forma di organizzazione molto più raffinata di quella attuale, che tenga conto delle potenzialità che offrono le nuove tecnologie. “Non si crea lavoro stabile con le clausole e i vincoli sul contratto a tempo determinato. Non si crea sviluppo riversando miliardi su centri per l’impiego assolutamente obsoleti e disfunzionali e privi di un coordinamento nazionale. Non si aiuta l’occupazione tassando le imprese. Occorre proseguire a incentivare il lavoro stabile e la contrattazione decentrata, mentre i centri per l’impiego vanno totalmente rivoluzionati, non pallidamente rimpinguati”. Inoltre, si legge, “il Pd deve favorire nuove forme di partecipazione dei lavoratori agli utili d’impresa e di democrazia industriale. Occorre anche rinnovare la nostra tradizione di contrattazione collettiva contribuendo alla diffusione di relazioni industriali di secondo livello. La contrattazione aziendale deve svilupparsi ulteriormente, contribuendo all’innovazione dei processi, all’aumento della produttività e alla crescita dei salari reali da troppo tempo stagnanti”.
GIOVANI, STATO SOCIALE: TRE PUNTI
Sono tre i punti fondamentali, si legge nella mozione, per “costruire lo stato sociale del XXI secolo, che sappia assicurare a tutti dignità e opportunità”: “la prevenzione, per diminuire le disuguaglianze prima che sia troppo tardi, dando a ogni bambino e ogni bambina la possibilità di sviluppare il proprio talento a prescindere dalla condizione sociale di origine; l’universalismo, che sappia garantire in modo trasparente uguali diritti a tutti senza costringere le persone a dipendere da provvedimenti e meccanismi di natura clientelare; l’inclusione, che punti alla riattivazione delle persone mettendole nelle condizioni di uscire dalle condizioni di povertà e emarginazione, attraverso percorsi di educazione, riqualificazione, accompagnamento per il reinserimento lavorativo e sociale”. Inoltre per costruire la fiducia nel futuro non si può non prevedere un investimento nel servizio sanitario nazionale, per cui l’aumento della speranza media di vita non sia “letto come una minaccia al sistema previdenziale o come un peso per le strutture sanitarie. Occorre investire di più e meglio sull’invecchiamento attivo”.
IMMIGRAZIONE: REGOLE E INTEGRAZIONE
“L’immigrazione va regolata e il peso dei flussi del Mediterraneo va condiviso e gestito in sede Europea”. Il tandem Giachetti-Ascani sottolinea la necessità di condividere con l’Europa la responsabilità dei flussi migratori che si riversano sulle coste italiane, e prende posizione sulle politiche del governo gialloverde: “il decreto Salvini è una vergogna nazionale”. “Il Partito democratico deve farsi promotore delle politiche più avanzate per l’integrazione di chi già si trova sul territorio nazionale, soprattutto attraverso la formazione ed il lavoro”, si legge. “Deve anche assicurare che la legge e le regole di civile convivenza vengano rispettate da tutti: imprese e cittadini, italiani e stranieri”. Si rivendica, poi, il lavoro fatto dai governi passati: “Per non lasciare indietro nessuno occorre costruire l’integrazione a partire dai territori, dal prezioso lavoro dei sindaci, delle associazioni, delle scuole, dei cittadini tutti”.
SCUOLA, CULTURA, SICUREZZA
L’Italia deve puntare sulla ricerca, e ad oggi non fa abbastanza. “Una più attenta selezione della spesa pubblica per investimenti, al fine di incrementare significativamente quelli destinati alla ricerca di base, è dunque indispensabile. E deve essere compiuta nella consapevolezza che non si tratta di un pasto gratis: spendere di più̀ a questo scopo significa – date le condizioni di finanza pubblica del Paese – spendere di meno in altre direzioni”. Inoltre, come già in passato disse Matteo Renzi, per ogni euro speso in sicurezza se ne deve spendere uno in cultura. E allora, si legge, “occorre garantire protezione ai cittadini, soprattutto ai più fragili, attraverso un impiego più ampio e più efficiente delle nostre forze dell’ordine, attraverso la video sorveglianza e il contrasto alla piccola e micro-criminalità, come avevamo cominciato a fare con Marco Minniti. Bisogna rigettare l’idea destrorsa secondo la quale, al fine di garantire la sicurezza, ciascuno deve badare a se stesso, ciascuno deve possedere un’arma e difendersi autonomamente”. Parallelamente , però, non si può non investire in cultura. “La cultura negli ultimi cinque anni è tornata al centro dell’azione di governo e ha generato crescita e posti di lavoro. Inutile dire che i primi passi del governo sfascista sono tutti rivolti all’indietro: tagli, tagli e ancora tagli. Accanto a Industria 4.0 vogliamo implementare un Piano cultura 4.0, con maxi ammortamento per le imprese culturali e creative che investono in innovazione tecnologica, con particolare attenzione alle aree ad alto tasso di abbandono scolastico e al Mezzogiorno”. Poi ancora la previsione di un bonus cultura strutturale, deduzioni fiscali per bambini e ragazzi che frequentano corsi di musica e teatro, e rilancio dei progetti di scambio europeo. “È così che si formano i cittadini europei. È così che si fa l’Europa”.
L’ITALIA DEL SÌ: MOBILITÀ E VELOCITÀ
“Dobbiamo contrastare l’ideologia della decrescita felice (che poi, come si vede, felice non è) e l’ostilità alle infrastrutture: non possiamo arretrare di un millimetro su questo terreno. La velocità e l’efficienza dei sistemi infrastrutturali occorrono non solo alle imprese che esportano, ma anche e soprattutto ai cittadini. La mobilità è un valore progressista. Frenare la costruzione di nuove infrastrutture significa impedire ai cittadini delle periferie urbane e delle province di raggiungere una scuola migliore, un posto di lavoro, un luogo di aggregazione sociale più sano, un impianto sportivo, la strada materiale e immateriale per un futuro migliore”. L’attacco agli investimenti per le grandi opere con motivazioni ambientaliste, si legge, sono spesso contraddittori, se si pensa che spesso le grandi opere hanno un grande impatto sulla riduzione delle emissioni di CO2. “Questo è evidente nel caso dei trafori alpini e delle reti metropolitane. Il Pd deve sostenere senza esitazione la conclusione dei grandi progetti ferroviari ad alta velocità Torino-Lione, Terzo Valico, Brescia-Padova, Napoli-Bari, i cui benefici economici e ambientali sono indiscutibili. Dobbiamo però mostrarci non meno interessati alle necessità della periferia, del mezzogiorno e in generale dei pendolari e immaginare soluzioni infrastrutturali che facilitino la vita dei cittadini di quelle aree”. Dunque, “il Pd deve rappresentare l’Italia del SI, contrastando tutti i posizionamenti ideologici volti a spingere l’Italia sulla via della decrescita infelice”.
AMBIENTE E ENERGIE RINNOVABILI
“Il Pd deve assumere impegno formale ad esplicitare e a rendere pubbliche le conseguenze di ogni intervento legislativo e/o regolatorio sulle bollette, analiticamente, per ciascuna fascia di consumo. Per le famiglie italiane a reddito medio-basso, la bolletta energetica costituisce un costo fisso che incide significativamente sulla spesa mensile. Diminuirla consente di migliorare il loro benessere. Il Pd deve inoltre presentarsi quindi come il soggetto politico più seriamente impegnato sulle sfide del cambiamento climatico”. Per farlo, si legge nella proposta di Giachetti e Ascani, è necessario investire su molti fronti: “Nuovi modelli di mobilità incentrati su mobilità elettrica, biciclette, trasporto pubblico; Meno Rifiuti, più Riuso, più Riciclo; Obiettivo deplastificazione; Limitare consumo di suolo, cultura della demolizione e ristrutturazione; Riforestazione per combattere il surriscaldamento; Agricoltura sostenibile e cura dei territori; Riattivare il progetto “Casa Italia” e l’Unità di Missione sul dissesto idrogeologico”. L’ambientalismo non è solo giusto, si legge, ma è anche vantaggioso economicamente. “In questo caso etica e mercato possono camminare insieme. È un’opportunità da valorizzare fino in fondo”.
PARI OPPORTUNITÀ E DIRITTI CIVILI
Diritti civili e parità di genere sono un altro cavallo di battaglia della mozione Giachetti- Ascani: “Spesso si tende a pensare che favorire le pari opportunità significhi togliere qualcosa agli uomini per facilitare la vita delle donne. Niente di più falso! L’implementazione delle pari opportunità è un potentissimo moltiplicatore, in grado di generare crescita, lavoro e sviluppo per tutti, donne e uomini”. Per farlo, è necessario promuovere politiche di conciliazione per le donne, nonché prevedere strumenti che impediscano che la donna si trovi davanti al bivio della scelta fra famiglia e lavoro. Inoltre non si tralascia il tema femminicidio. “Occorre lavorare su due binari paralleli: quello della prevenzione, a partire dall’educazione alla parità sin dalla scuola, e quello del contrasto efficace attraverso interventi tempestivi a tutela delle donne che denunciano e la certezza della pena. Non basta un codice rosso se poi la politica culturale del governo gialloverde indulge al sessismo, al giustificazionismo”. Non si possono dimenticare, poi, ” i più deboli, gli sfruttati, gli emarginati”, e il Partito democratico “è il Partito dell’inclusione, della parità, del rispetto e dell’autodeterminazione. Nel Partito democratico ciascuno deve sapere che sarà considerato e accolto soltanto per le proprie idee e per il proprio contributo e che tutti sono benvenuti nella nostra comunità indipendentemente dal proprio genere, età, etnia o nazionalità, credo religioso o filosofico, orientamento sessuale, identità o espressione di genere, caratteristica fisica, abilità o disabilità e status personale”.