Non si può mettere tra parentesi l’eredità del cristianesimo. E, in questo senso, quello italiano può essere considerato un esempio positivo nel panorama religioso europeo. A parlare del ruolo della fede in Dio nello spazio pubblico è stato il Cardinale Camillo Ruini in una Lectio Magistralis tenuta oggi alla Lettura annuale 2012 di Magna Charta.
La voce delle religioni nella vita dei credenti
“L’oggetto del contendere – ha spiegato – oggi sono principalmente le grandi problematiche etiche ed antropologiche che sono emerse negli ultimi decenni, a seguito sia dei profondi cambiamenti intervenuti nei costumi e nei comportamenti sia delle nuove applicazioni al soggetto umano delle biotecnologie, che hanno aperto orizzonti fino ad un recente passato imprevedibili. Queste problematiche hanno infatti chiaramente una dimensione non soltanto personale e privata ama anche pubblica e non possono trovare risposta se non sulla base della concezione dell’uomo a cui si fa riferimento: in particolare della domanda di fondo se l’uomo sia soltanto un essere della natura, frutto dell’evoluzione cosmica e biologica, o invece abbia anche una dimensione trascendente, irriducibile all’universo fisico. Sarebbe strano dunque, che le grandi religioni non intervenissero al riguardo e non facessero udire la loro voce sulla scena pubblica”, ha sottolineato il cardinale.
Il risveglio delle religioni
“Come è naturale – ha proseguito – di questo si fanno carica anzitutto, nelle diverse aree geografiche e culturali, le religioni in esse prevalenti: in Occidente quindi il cristianesimo e in particolare, specialmente in Italia, la Chiesa Cattolica. In concreto la loro voce risuona con una forza che pochi avrebbero previsto quando una secolarizzazione sempre più radicale era ritenuta il destino inevitabile del mondo contemporaneo, o almeno dell’Occidente: quando cioè sembrava fuori dall’orizzonte quel risveglio, su scala mondiale, delle religioni e del loro ruolo pubblico che è una delle grandi novità degli ultimi decenni”, ha osservato.
L’odio verso il cristianesimo
Il taglio delle proprie radici, secondo Ruini, “prende spesso la forma dell’odio verso la propria civiltà: si tratta di un fenomeno diffuso nell’Europa occidentale e ripetutamente denunciato da Benedetto XVI. Questo odio si rivolge particolarmente verso il cristianesimo, e a volte si insinua anche tra i credenti, svuotando all’interno della fede cristiana e l’appartenenza alla Chiesa del loro vigore e del loro fascino”, ha commentato.
L’eccezione italiana
In una prospettiva di questo genere “sembra da capovolgere l’idea assai diffusa secondo la quale il progresso e il futuro dell’Italia consisterebbero nell’omologarsi a quelle altre nazioni europee nelle quali si è andati e si sta andando sempre più avanti nel mettere tra parentesi l’eredità del cristianesimo. Al contrario, ‘l’eccezione italiana’, nei limiti in cui realmente esiste, può rappresentare un’indicazione positiva perché la società europea possa superare quella strana tendenza per la quale sembra compiacersi di prosciugare le energie vitali e morali di cui si nutrono le persone, le famiglie, i popoli. Proprio la percezione del valore decisivo di queste riserve di energie è ciò che accomuna oggi molti cattolici e laici e che indica un grande compito comunque che ci attende”, ha concluso Ruini.