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La legge di Bilancio al test dello sviluppo sostenibile

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Nella legge di Bilancio 2019 manca una visione integrata di quel cambiamento verso lo sviluppo sostenibile definito dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e sostenuto dalla maggioranza degli italiani, giovani in particolare. È questa la conclusione alla quale giunge il documento “La Legge di Bilancio 2019 e lo sviluppo sostenibile” elaborato dall’Asvis, l’Alleanza per lo sviluppo sostenibile, e presentato oggi al governo e alle forze politiche, alla presenza del presidente del Consiglio Giuseppe Conte e del presidente della Camera Roberto Fico.

Il documento esamina l’impatto dei provvedimenti della legge di Bilancio sulle diverse dimensioni dello sviluppo sostenibile e la condizione della situazione italiana rispetto ai 17 obiettivi dell’Agenda 2030. Viene evidenziata l’assenza di interventi “sistemici” per l’economia circolare, la transizione ecologica dei sistemi produttivi, l’occupazione giovanile e femminile, cosi come i timidi provvedimenti nel campo della lotta ai cambiamenti climatici e al degrado ambientale. Resta ancora molto da fare per attuare le iniziative previste dalla Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile, approvata dal Cipe nel dicembre 2017.

“Mancano pochi anni al 2030 – ha dichiarato il Portavoce di Asvis Enrico Giovannini presentando il documento – e l’Italia non può permettersi di perdere l’occasione di orientare il bilancio pubblico verso economica e l’occupazione, di riqualificare le infrastrutture e di spingere all’innovazione nell’ottica della tutela ambientale, di promuovere inclusione e lotta alle disuguaglianze che minano la coesione sociale”.

Secondo un sondaggio realizzato nel mese di gennaio dalla Fondazione Unipolis, la stragrande maggioranza degli italiani si dichiara favorevole alle politiche di sviluppo sostenibile. Sono soprattutto i giovani (oltre il 91%) e chi possiede un titolo di studio elevato (oltre il 90%), a dichiararsi a favore di politiche per uno sviluppo sostenibile. E il documento presentato oggi dimostra l’importanza e la concretezza dell’Agenda 2030 e la sua utilità per la valutazione delle politiche pubbliche. Che cosa si chiede in sostanza al governo e al Parlamento: che assumano un impegno formale per far sì che, d’ora in avanti, nelle relazioni tecniche di tutti i provvedimenti vi sia un’analisi preventiva degli impatti sui singoli obiettivi di sviluppo sostenibile; che venga data urgente attuazione ai lavori della Commissione nazionale per lo sviluppo sostenibile istituita alla presidenza del Consiglio, con il coinvolgimento delle Regioni e dei Comuni; che tutte le forze politiche si impegnino a calendarizzare la discussione del disegno di legge costituzionale per l’inserimento nella Costituzione del principio dello sviluppo sostenibile; predisporre la legge annuale per lo sviluppo sostenibile, così come avviene per quella sulla concorrenza. In definitiva che l’Agenda 2030 diventi l’”architrave” di tutte le politiche.

“Il governo intende porre il tema dello sviluppo sostenibile al centro della propria agenda politica – è stata la risposta del presidente del Consiglio Giuseppe Conte – La giusta chiave per una politica dello sviluppo è lavorare per costruire il benessere attuale senza compromettere la qualità della vita in futuro. Il nostro Paese ha fatto grandi passi avanti in questo senso, ne dobbiamo compiere ancora molti. Se negli ultimi anni sono migliorate aree del benessere come alimentazione, salute, educazione, uguaglianza di genere, innovazione, modelli sostenibili di consumo, altre sono peggiorate, come povertà, condizioni delle famiglie, disuguaglianze, ecosistema terrestre. In generale è mancata una visione integrata delle politiche per lo sviluppo sostenibile che coinvolga i piani energetici e climatici, una riforma del sistema fiscale volta a favorire la transizione ecologica, maggiori e migliori investimenti nella sanità e nell’istruzione”.

“La tutela della qualità della vita, che ispira l’azione di governo – ha proseguito il presidente Conte – si è concretizzata nel Piano Energia e Clima, inviato già a Bruxelles, nel quale si prevede di cessare la produzione elettrica da carbone entro il 2025 e incrementare notevolmente la produzione energetica da fonti rinnovabili. Nella manovra di Bilancio abbiamo predisposto un meccanismo di incentivi per l’acquisto di auto elettriche e stiamo lavorando su alcuni profili di riforma della fiscalità volti a sostenere la riconversione ecologica verso fonti energetiche rinnovabili, come l’Ires verde, che intendiamo definire all’interno del prossimo Documento di Economia e Finanza”.
“Un pilastro della nostra azione di governo – ha concluso Conte – è senz’altro la promozione dell’economia circolare, in modo da favorire la cultura del riciclo e da garantire nuovi modelli di produzione e di sviluppo”.



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