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Alitalia, un’operazione di sistema con tre certezze

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L’operazione Ferrovie-Alitalia va avanti come da copione ma per dare numeri precisi è ancora troppo presto. Il ceo delle Fs, Gianfranco Battisti, è volato ieri ad Atlanta, per incontrare i vertici di Delta, la compagnia americana che dovrebbe entrare nel capitale della nuova Alitalia in affiancamento del blocco pubblico, di cui proprio l’azienda di Piazza della Croce Rossa è il perno. Missione non semplice, ma l’ottimismo non manca. Se non altro perché il salvataggio di Alitalia è un esempio genuino di operazione di sistema, sistema-Paese soprattutto.

Un pezzo dello Stato, in questo caso le Ferrovie, che si fa promotore di uno schema industriale che coinvolge direttamente soggetti privati. In questo caso, Fs, eventualmente Cdp e Poste e poi il tandem Delta-easyJet. Tutto è abbastanza in divenire, tuttavia non mancano i punti fermi. Per esempio, il fatto che l’intera operazione Alitalia non possa prescindere dalla presenza di partner industriali. Non può la sola società guidata da Battisti farsi carico del salvataggio. Secondo, l’operazione di sistema in essere sta anche nelle interconnessioni alta velocità-aereo. La rinascita di Alitalia grazie all’intervento delle Ferrovie e dei suoi partner avrà come naturale effetto la creazione di nuove infrastrutture strategiche, in questo caso i collegamenti veloci stazione-aeroporto.

Terzo punto, forse quello più importante, è che l’investimento in questione non impatterà in nessun modo sul core business ferroviario. Il senso è chiaro. Alitalia non distoglierà le Ferrovie dalla loro missione principale, il miglioramento del trasporto di breve, media e lunga percorrenza. I 94 miliardi di euro previsti nel piano industriale al 2026 non verranno in nessun modo intaccati dall’operazione.



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