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I tre motivi che portano Mike Pompeo al vertice di Gerusalemme

Non c’è solo il gas al centro della presenza di Mike Pompeo al decimo trilaterale tra Israele, Cipro e Grecia previsto a Gerusalemme il prossimo 20 marzo. Ma la consapevolezza che il progetto del gasdotto East-Med, infrastruttura che dovrebbe trasportare il gas dai giacimenti israeliani e ciprioti in Europa, si interseca in un momento strategico per la geopolitica mediterranea.

La visita di Gerusalemme è inserita nelle ulteriori tappe in Kuwait e Beirut e riflette un programma più ampio del semplice supporto Usa a un importante player regionale in un momento chiave. Un fazzoletto di acque e terre dove gravitano, oltre al gasdotto che si riverbera sul Nord Stream II, anche le frizioni sul dossier iraniano e la fisiologica partita elettorale che investe Benjamin Netanyahu.

GAS

La presenza di Pompeo a Gerusalemme marchia plasticamente due elementi: da un lato l’appoggio della Casa Bianca all’esigenza europea di diversificare gli approvvigionamenti di gas in chiave anti Nord Stream II, dall’altro un messaggio chiaro al presidente turco Receyp Erdogan che nei giorni scorsi ha avviato la più massiccia esercitazione navale della storia turca con 112 navi e 2 sommergibili. È la ragione per cui Cipro tenterà di assicurarsi il sostegno degli Usa ai diritti di sfruttamento della Zona economica esclusiva da parte della Repubblica di Cipro sempre in ottica di minacce da parte di Ankara. Sul punto ci sarà un bilaterale con il presidente cipriota Nikos Anastasiades a margine della conferenza, proprio per discutere delle minacce turche nella Zee.

“L’Ue ribadisce la sua solidarietà e il sostegno per i diritti della Repubblica di Cipro nella Zee – recita una nota del governo di Nicosia – Pertanto il presidente cercherà di avere qualcosa di simile anche dagli Stati Uniti”, in riferimento alle dichiarazioni rilasciate recentemente a Bruxelles da Federica Mogherini, l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri. Lady Pesc aveva sottolineato infatti che “l’Unione europea esprime piena solidarietà a Cipro circa le recenti dichiarazioni di Turchia in relazione alle attività di perforazione pianificate nella zona economica esclusiva di Cipro”. Un passaggio molto caro all’ambasciatore israeliano a Cipro, Sammy Revel, che da mesi sta seguendo in prima persona il dossier.

CASO IRAN

Circa la contrapposizione alle pulsioni geopolitiche dell’Iran, l’amministrazione Trump ha inserito come obiettivo principale del proprio mandato la lotta contro l’influenza destabilizzante dell’Iran (e non solo su scala regionale). Durante un lungo viaggio in Medio Oriente nel gennaio scorso, Pompeo ha esortato tutti i suoi convitati ad una nuova unità contro Teheran, come dimostra la conferenza promossa in Polonia per aggregare questa sorta di grande coalizione anti-Iran. La tappa a Beirut, nelle intenzioni di Pompeo, punta a fare luce sul perimetro, presente e futuro, di Hezbollah, che gli Stati Uniti considerano un gruppo “terrorista” filo-iraniano anche se è rappresentato nel governo di coalizione del primo ministro libanese Saad Hariri.

Tra l’altro entro l’8 maggio la Casa Bianca deciderà cosa fare circa le esenzioni dalle sanzioni che hanno colpito gli acquirenti del greggio iraniano. Lo stesso Pompeo ha ribadito pochi giorni fa di voler portare le esportazioni di petrolio dell’Iran a “zero” nel suo intervento alla conferenza annuale sull’energia IHS Markit CERAWeek a Houston.

Il tema è particolarmente sentito tra gli addetti ai lavori, concentrati sulla reale quantità di petrolio che gli Stati Uniti possono rimuovere dal mercato. Non va dimenticato che lo scorso ottobre, in occasione delle esenzioni per alcuni acquirenti dopo le minacce di ritiro del greggio iraniano, alcuni intermediari hanno registrato perdite anche del 40%.

ISRAELE AL VOTO

Inutile nascondere come la partita elettorale israeliana, con l’appoggio ormai saldissimo della Casa Bianca al premier uscente Benjamin Netanyahu, sia tutta da giocare. E la visita di Pompeo a venti giorni dalle urne del 9 aprile è da molti vista come il tentativo di promuovere ulteriormente il Primo Ministro uscente che attraversa una fase complessa, anche se Washington insiste che non interferirà nella politica israeliana. Per questo Pompeo incontrerà Netanyahu “come capo del governo in Israele”, aggiungendo che “abbiamo importanti interessi degli Stati Uniti con Israele: quegli interessi non vanno via, non entrano in sospensione a causa del ciclo elettorale”.

È la ragione per cui dovrebbe evitare di incrociare i suoi competitors, come Benny Gantz e Yair Lapid, pur riservando espressioni meramente diplomatiche a Netanyahu autore di “un ottimo lavoro” oltre che personaggio “duro, intelligente e forte”. Il voto inoltre segnerà una ulteriore tappa di avvicinamento al nuovo piano di pace israelo-palestinese che un team della Casa Bianca ha messo a punto, si dice, sotto gli impulsi di Jared Kushner.

La visita verrà ricambiata da Netanyhau alla fine di marzo in occasione della conferenza annuale dell’American Israel Public Affairs Committee (AIPAC), un evento che attira migliaia di persone ogni anno e che si pone come cerniera sociale tra Tel Aviv e Washington.

twitter@ImpaginatoTw

 


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