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Le prospettive della transizione energetica spiegate da Paolo Pirani

uiltec

Transizione energetica, innovazione, i miti dell’ambientalismo da sfatare. In una conversazione con Paolo Pirani, segretario generale le della Uiltec, Formiche.net ha posto alcuni quesiti relativi a questi temi, che la categoria sindacale guidata da Pirani da mesi sta portando avanti a livello pubblico ed istituzionale.

Quali sono le sfide della transizione energetica?

Innanzitutto bisogna sottolineare che questo passaggio da una forma di produzione di energia sostanzialmente legata alle fonti fossili a una forma legata alle rinnovabili non avviene dall’oggi al domani. Se il passaggio fosse così repentino provocherebbe dei disastri. Per questo dobbiamo pensare a una transizione che si caratterizzi per il ricorso a una pluralità di fonti, di tecnologie e di modalità di intervento. Questo processo deve vedere in un ruolo di primo piano il gas. In questo modo è possibile anche evitare dei tracolli a livello occupazionale che sarebbero disastrosi.

Quale può essere il percorso da intraprendere? Insomma, da dove partire.

È necessario che che il gas venga identificato in modo forte come la fonte energetica più utile alla transizione. Mi riferisco, nello specifico, alla riconversione di centrali a carbone in centrali a gas. Ci sono addirittura sperimentazioni legate all’utilizzo delle tecnologie che sfruttano l’idrogeno, un filone che può essere uno degli elementi su cui fondare la transizione. In generale il problema è saper gestire in modo efficace questo passaggio non andando a chiudere strutture e impianti, ma puntando sulla riconversione.

Come il tema della transizione impatta sullo specifico settore collegato all’attività estrattiva di gas e petrolio?

Intanto va sfatato il mito che le attuali trivellazioni che abbiamo nell’Adriatico abbiano un impatto inquinante così rilevante. Per effettuare queste operazioni vengono, infatti, impiegate soluzioni tecnologiche estremamente avanzate. Con una limitazione alle trivellazioni si rischierebbe di perdere circa 10 mila posti di lavoro. A ciò si aggiunge il fatto che, anziché produrre il gas di cui abbiamo bisogno in casa, sarà necessario comprarlo all’estero, con un aumento in termini di costi.

Passiamo al tema della sicurezza…

Dobbiamo pensare di reinvestire in sicurezza i proventi derivanti dalla digitalizzazione e al contempo alzare il livello di qualità della formazione. Penso in particolare a una gestione della formazione che sia in grado di migliorare e ampliare le competenze dei lavoratori del settore.


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