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Perché la Mare Jonio c’entra poco con lo spirito umanitario

Open Arms migranti, global compact belgio

La nave Mare Jonio, dopo aver soccorso dei migranti in acque di competenza libica e aver disatteso le indicazioni delle autorità italiane, è stata sequestrata su ordine della magistratura, nell’ambito di un fascicolo aperto per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. L’imbarcazione è gestita da una Ong vicina all’area della sinistra sociale e antagonista. Altre navi e organizzazioni favorevoli all’apertura delle frontiere ai migranti, senza distinzione tra rifugiati e irregolari, sono riferibili alla medesima area. Quali le ragioni di tale impegno a favore dei flussi migratori, che giunge a integrare ipotesi di responsabilità penale?

Potrebbe trattarsi di spirito umanitario, per salvare vite in mare. Ma le statistiche mostrano una netta diminuzione dei morti in mare dopo la chiusura dei porti e la riduzione dei flussi migratori dall’Africa; e un aumento dei naufragi legato all’incremento delle presenze navali al largo della Libia, per l’aspettativa di recupero dei migranti in mare.

Forse si tratta di senso di umanità verso i migranti che rischiano di finire nei centri di detenzione in Libia? Ma le presenze in tali centri sono correlate ai flussi migratori diretti in Europa via mare, i quali aumentano o diminuiscono in funzione delle possibilità di trovare navi in attesa al largo della Libia.

Potrebbe trattarsi di solidarietà verso quanti cercano una vita migliore fuori dall’Africa. Ma sono residuali le possibilità di avere dignitose condizioni di vita per centinaia di migliaia di immigrati irregolari, esposti a situazioni di marginalità, sfruttamento e illegalità. E questo pur dimenticando che una massa di migranti senza lavoro e senza integrazione costituisce un problema serio per la collettività.

Ci devono essere allora altri motivi. In tal senso, in un’ottica di antagonismo sociale, va considerato innanzitutto che un gran numero di migranti sul territorio può immettere nel sistema Paese nuove istanze e nuove forze, capaci nel tempo di modificare e anche sovvertire l’attuale contesto sociopolitico: i migranti hanno il potenziale per divenire alleati dell’area antagonista nel progetto di trasformazione della società, agevolando una transizione basata sull’egualitarismo e contraria alle logiche capitalistiche.

In secondo luogo, va rilevato che le sinistre sociali e antagoniste stanno rielaborando in chiave moderna l’originario patrimonio politico del marxismo, arricchendolo di elementi di solidarietà interclasse con i nuovi diseredati, individuati nei migranti. “Esclusi di tutto il mondo unitevi” è lo slogan apparso sugli striscioni delle manifestazioni a favore dell’apertura delle frontiere ai migranti di ogni tipo (come nella “Marcia degli esclusi” avvenuta a Napoli nel novembre 2017, che ha visto riuniti migranti, precari, disoccupati, studenti, intellettuali e politici, in una riedizione dello storico slogan riferito ai lavoratori).

L’idea di fondo è quella di ricostruire una coscienza di classe, formata da tutti i soggetti marginali della società, ivi compresi i migranti; una coscienza di classe che unisca persone di lingue e culture diverse nel comune anelito di uguaglianza e solidarietà, contro i poteri forti del sistema capitalistico; e che sia capace di alimentare movimenti sociali e antagonisti in grado di contrapporsi agli Stati e ai loro confini nazionali, in una riedizione dell’internazionalismo proletario.

In questa riproposizione aggiornata della lotta di classe, i migranti diventano centrali, perché sono loro i nuovi sfruttati da coalizzare contro il capitale e i ceti dominanti; hanno una presenza capillare e consistente sul territorio; beneficiano del supporto di molti intellettuali, di organizzazioni umanitarie e della Chiesa; provengono da Paesi segnati dal colonialismo e reclamano un risarcimento storico dalla società; sono in condizioni disagiate e chiedono sostegno socioeconomico.

I migranti possono così essere chiamati a un ruolo di protagonisti della rivoluzione postmoderna, affiancati ai senza casa, ai lavoratori precari e sfruttati, agli emarginati di ogni genere, con l’obiettivo di sovvertire o almeno combattere il capitalismo basato sull’ingiustizia sociale, in prospettiva di affermare nel tempo un regime di stampo egualitaristico e solidale.

Lo schema politico ha una logica. Il bisogno di aggregazione e riconoscimento delle marginalità sociali è cospicuo, in un contesto capitalista che alimenta la crescita economica, ma produce anche situazioni di sfruttamento. A tale bisogno si può dare risposta proponendo idee rivoluzionarie adattate alla realtà moderna, creando un nuovo blocco popolare contro le democrazie liberali. I migranti possono essere lo strumento di rilancio dell’antagonismo al sistema, dopo decenni di capitalismo imperante.

È quindi necessario attivarsi per farli arrivare in Italia, quale che sia la loro condizione, in nome di un fronte unitario antagonista da alimentare e consolidare, anche se finiscono in condizioni di marginalità e illegalità. Anzi, è possibile che le condizioni disagiate e a volte disperate dei migranti sul territorio siano considerate utili per alimentare una contrapposizione al sistema; e le situazioni di conflitto tra migranti e cittadini siano ritenute funzionali a sostenere un clima di scontro sociale, coerente col pensiero antagonista.

Le operazioni in mare di alcune Ong, in definitiva, possono essere motivate da qualcosa di molto diverso dallo spirito umanitario.



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