Né Donald Trump, né qualcuno dei suoi collaboratori associati del comitato elettorale, sono stati collusi con la Russia e con le attività ordinate da Mosca per interferire nelle elezioni del 2016, secondo un riassunto dell’inchiesta speciale condotta da Robert Mueller inviato al Congresso dopo una prima analisi dell’amministrazione e della Casa Bianca — parti in causa.
Il segretario William Barr, a cui Mueller aveva inviato il report conclusivo qualche giorno fa, ha informato i legislatori di Camera e Senato con una lettera inviata ai presidenti delle rispettive Commissione Giustizia e ai due ranking member di minoranza (nota importante: Mueller non ha approvato i contenuti della lettera). “Le indagini dello Special Counsel non ha mostrato che qualche persona facente parte o associata al comitato Trump abbia collaborato o si sia coordinata con gli sforzi della Russia nell’influenzare la campagna elettorale del 2016”, scrive Barr.
L’indagine di Mueller ha coinvolto 19 avvocati e circa 40 agenti dell’Fbi, nonché diversi analisti dell’intelligence, esperti informatici e altre figure professionali che si erano rese necessarie secondo i procuratori; circa 500 persone hanno testimoniato, e 2.800 sono state le richieste di accesso agli di atti, 500 le perquisizioni e sono stati coinvolti 13 governi stranieri.
Lo special counsel aveva tre obiettivi: uno, verificare la campagna di interferenza russa; due, cercare eventuali collusioni del team Trump; tre, individuare se il presidente avesse cercato di intralciare il corso della giustizia (per esempio quando ha licenziato il capo dell’Fbi, James Comey che conduceva l’inchiesta prima della nomina di Mueller).
Sul primo e sul secondo punto (che era il nodo centrale): c’è stata un’azione per interferire organizzata da Mosca tramite la campagna di trolling gestita dalla Internet Research Agency (IRA) e i cyber attacchi contro i Democratici, ma non sono state trovate prove per dimostrare che il team del repubblicano era colluso. Sul terzo punto la squadra di legali di Mueller non si è espressa ancora definitivamente, perché ci sono segnali contrastanti e ancora incompleti (per esempio, come detto, la vicenda di Comey). A questo punto potrebbero essere le commissioni congressuali ad andare più a fondo.
“Il Consigliere speciale afferma che ‘mentre questo rapporto non conclude che il Presidente ha commesso un crimine, non lo scagiona’” dice Barr nella lettera. Tuttavia, il consulente speciale plenipotenziario del dipartimento di Giustizia non ha raccomandato ulteriori accuse, questione che ha incoraggiato Trump e i suoi sostenitori, anche se altre inchieste continuano in altre parti del dDipartimento, al Congresso e nello stato di New York.
Diversi congressisti sono in onda sui programmi di approfondimento giornalistico tipici domenicali e stanno affrontando già le conclusioni preliminari secondo uno schema politicizzato, sebbene va ricordato che in realtà l’opposizione Dem non sta incentrando la sua azione, o l’avvio delle campagne verso le nuove elezioni del 2020, sul Russiagate.
In “This Week” di ABC News, il presidente del commissione di Intelligence della Camera, Adam B. Schiff (democratico californiano), ha detto che comunque vi erano “prove significative di collusione” tra la campagna di Trump e la Russia. Il presidente della commissione Giustizia della Camera Jerrold Nadler (democratico di New York State) ha dichiarato: “Sappiamo che c’era collusione. Perché non ci sono state incriminazioni, non lo sappiamo”. Su “State of the Union” della CNN, Nadler ha detto che era “troppo presto per speculare” sulla prospettiva di incriminare il presidente. Ha detto che crede ancora che Trump abbia ostacolato la giustizia, poi “se si tratti di ostruzioni criminali è un’altra domanda”.
Dall’altra parte i Repubblicani attaccano, difendono la presidenza e bombardano Mueller e soprattutto i Democratici, accusandoli di aver cercato di strumentalizzare la situazione per recuperare terreno dopo la sconfitta di due anni e mezzo fa. Trump, che ha passato la giornata a giocare a golf nel suo resort in Florida, ha twittato che tutto il report è la dimostrazione che lo “scagiona completamente”.
Ma i Democratici, che adesso controllano la Camera e le commissioni collegate, hanno già avviato altre indagini congressuali nei mesi scorsi che potrebbero avere conclusioni diverse da quelle della Giustizia. Passo successivo: i Dems cercheranno tutti i modi per far pubblicare integralmente il report, per evitare che l’unica versione pubblica resti quella che Barr ha messo nero su bianco col filtro dell’amministrazione. Per esempio: Nadler ha già annunciato che il suo panel intende chiamare Barr a testimoniare.