Ieri il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha ricevuto alla Casa Bianca a Fabiana Rosales, moglie del presidente ad interim del Venezuela, Juan Guaidó. Con loro c’erano anche il vicepresidente degli Usa, Mike Pence, la figlia del presidente, Ivanka Trump e il rappresentante diplomatico del Venezuela negli Stati Uniti nominato da Guaidó, Carlos Vecchio. L’incontro è stato trasmesso dalla catena televisiva Univisión e seguito da tutta la comunità venezuelana nel mondo.
“La Russia deve andare via dal Venezuela”, ha dichiarato Trump, in riferimento ai due aerei atterrati a Caracas con a bordo circa 100 soldati russi, tra cui molto probabilmente personale di sicurezza informatica, secondo fonti della Casa Bianca, qui l’articolo di Formiche.net. Per il capo di Stato americano, l’ingerenza russa cambia le carte sul tavolo della crisi venezuelana e spinge agli americani ad un rafforzamento della strategia di difesa regionale.
Mosca non si ferma per quanto riguarda il Venezuela. Oltre alla presenza militari, i russi hanno in programma l’istallazione di uno scudo anti-aereo nella base militare di El Sombrero, nello stato Guárico del Venezuela. Per la direttrice dell’ong Control Ciudadano, Seguridad y Defensa, Rocío San Miguel, il regime venezuelano ha chiesto il sostegno militare della Russia per aumentare la pressione e l’intimidazione. San Miguel ha anticipato al quotidiano spagnolo Abc che gli Usa hanno approvato un pacchetto di legge per valutare l’impatto del materiale russo in Venezuela, il livello di minaccia militare e l’area di sicurezza.
La cooperazione bilaterale tra Russia e Venezuela continuerà. Maduro ha annunciato 20 accordi nuovi di cooperazione in materia economica, energetica, commerciale e culturale.
La settimana prossima il ministro del Petrolio del governo di Maduro, Manuel Quevedo, volerà a Mosca per incontrare il ministro dell’Energia russo, Aleksander Novak. “Abbiamo in programma di discutere di cooperazione energetica durante la sua visita – ha dichiarato Novak -. È prevista l’apertura di una sede della compagnia petrolifera statale venezuelano Pdvsa in Russia”, e l’aumento delle forniture di petrolio per il Paese alleato.
La situazione preoccupa molto i Paesi latinoamericani. I governi membri del Gruppo di Lima (Argentina, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Costa Rica, Guatemala, Guiana, Honduras, Panama, Paraguay, Perù e Santa Lucia), hanno condannato duramente l’arrivo dei russi sul territorio venezuelano: “La presenza di effettivi e mezzi militari costituisce un atto lesivo della sovranità venezuelana. È inammissibile che un governo straniero abbia programmi di cooperazione militare con un regime usurpatore dichiarato illegittimo da risoluzioni e dal diritto interamericano”.
In un comunicato ufficiale, il Gruppo di Lima ha rinnovato “l’appello alle nazioni che tuttora mantengono relazioni di cooperazione con il regime illegittimo di Nicolás Maduro affinché aiutino a semplificare la ricerca di soluzioni che spianino il cammino alla restaurazione della democrazia e dell’ordine costituzionale in Venezuela”.
Oggi è prevista una riunione del Gruppo di Contatto Internazionale a Quito, Ecuador, per discutere la situazione del Paese sudamericano, la possibilità di tornare alle urne con elezioni libere e trasparenti e di fare arrivare ai venezuelani aiuti umanitari. Alla riunione saranno presenti rappresentanti dell’Unione europea, Francia, Germania, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna, Svezia e Regno Unito, oltre alla Bolivia, Costa Rica, Ecuador ed Uruguay. Sarà presente anche il sottosegretario agli Esteri, Ricardo Merlo.
“L’Italia continua a seguire con grande attenzione quanto accade in Venezuela – ha assicurato il sottosegretario Merlo – lavoriamo, insieme agli altri Paesi del Gruppo di contatto, per una soluzione politica, diplomatica, pacifica. La speranza per tutti coloro che nel mondo hanno a cuore i destini di un popolo in lotta per la libertà è che le potenze mondiali possano trovare, in tempi brevi, una strategia comune ad evitare una guerra civile e ulteriori sofferenze a una popolazione provata da anni di dittatura e di povertà”.