C’è una significativa apertura del ministro della Difesa sui caccia F35. Elisabetta Trenta, alla cerimonia per il 96° anniversario dell’Aeronautica militare, nello spiegare che le condizioni di instabilità comportano “uno strumento militare adeguato e credibile”, ha detto con chiarezza superiore al passato che occorre investire a lungo termine, anche se è difficile farlo capire ai cittadini e se sono necessari stanziamenti adeguati. Lampante il paragone con i Tornado, al centro di polemiche negli anni Settanta per costi e manutenzione e che invece in oltre 40 anni sono stati centrali per le operazioni dell’Aeronautica con 100 esemplari. Oggi le necessità dell’Arma azzurra richiedono “investimenti di lungo termine, non sempre facili da far comprendere, soprattutto in un momento in cui le priorità dei bisogni sono spesso dettate dalla contingenza e dove il presente, l’oggi, il momento, sono dominanti, se non totalizzanti”. Uno “slancio di innovazione” che è “complesso e oneroso assecondare e sostenere” nonostante sia “importante dal punto di vista strategico per la sicurezza interna e internazionale”.
Il ministro ha riconosciuto che si tratta di un impegno oneroso, “ma è questo il compito e l’impegno della politica, e non è un impegno da poco, perché comporta il ragionare, con sempre maggiore attenzione, per valutare l’effettiva rispondenza dei programmi di acquisizione alle esigenze di difesa nazionale; identificare, eventualmente, nuovi e più ragionevoli livelli di finanziamento; ricercare soluzioni sempre nuove per eliminare sprechi o duplicazioni, prima fra le singole Forze armate e poi, nei limiti del possibile, anche nell’ambito delle Alleanze”.
Il ministro non ha mai citato gli F35, ma il riferimento è stato evidente quando ha parlato dei Tornado rispetto ai quali “il paragone con altri avanzatissimi sistemi d’arma aerei oggi in fase di acquisizione, pilotati e non, è sin troppo calzante: si tratta di investimenti del medesimo tipo, che potranno consentire all’Aeronautica di mantenere standard operativi adeguati, idonei a fronteggiare i futuri impegni in ambito nazionale e internazionale”. Riassumendo: l’Aeronautica ha bisogno dei mezzi più evoluti tecnologicamente e quindi occorrono finanziamenti adeguati e a lungo termine, anche se i passaggi sulla “effettiva rispondenza” alle esigenze della difesa nazionale e su “nuovi e più ragionevoli livelli di finanziamento” sono stati in linea con la posizione del Movimento 5 stelle il cui capo politico, Luigi Di Maio, per coincidenza nelle stesse ore era in visita a Washington. Il ministro Trenta ha cercato dunque un equilibrio tra le reali necessità delle Forze armate e la posizione del M5S da sempre contrario a certi investimenti, né si conoscono i tempi dell’annunciata revisione dell’intero programma in mano alla presidenza del Consiglio.
Che si sia trattato comunque di un passo in avanti è confermato da diversi e autorevoli giudizi positivi raccolti a margine della cerimonia. Anche per questo gli altri discorsi sono stati più formali. Il capo di Stato maggiore della Difesa, generale Enzo Vecciarelli, ha accennato alla necessità che l’impegno dei militari dell’Aeronautica sia accompagnato “da un coerente programma di ammodernamento tecnologico” per poter operare al meglio “in un contesto dove sempre più attori possono contare su strumenti performanti e ad alta tecnologia”. Per il capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, generale Alberto Rosso, è di “vitale importanza” il “disporre di mezzi adeguati come tecnologia e quantità”, perché un punto nevralgico è proprio quanti F35 alla fine saranno acquistati. Durante la cerimonia è stata conferita alla Bandiera di guerra della 46ª Brigata aerea di Pisa il cavalierato dell’Ordine militare d’Italia per il trasporto tattico e il rifornimento in volo in tante missioni internazionali e la targa di benemerenza Icaro 2018 al 3° Reparto Genio di Bari Palese per gli interventi al G7 di Taormina e per l’emergenza neve nelle Marche nel 2017.