C’è chi come Marco Bentivogli, sindacalista e leader dei metalmeccanici Cisl, dice che della tecnologia non bisogna aver paura, anzi. Abbracciare l’innovazione significa guadagnarci tutti, basta solo usare la testa. Convinzioni profonde confluite nel volume “Contrordine compagni. Manuale di riscossa alla tecnofobia per la riscossa del lavoro e dell’Italia” (Rizzoli), presentato ieri sera presso la Galleria Alberto Sordi di Roma.
Insieme a Bentivogli, sul piccolo palco davanti alla libreria Feltrinelli, l’ex ministro dello Sviluppo Carlo Calenda, che proprio con Bentivogli ha firmato il Manifesto per l’industria 4.0, e l’ex parlamentare FdI e il presidente Aiad (associazione delle imprese della Difesa), Guido Crosetto. Tra i presenti anche l’ex ministro Valeria Fedeli e il giornalista Antonello Piroso, che ha moderato il dibattito. Il punto di caduta è stato indicato proprio dallo stesso Calenda. La tecnologia può essere amica o nemica, tutto dipende dal grado di educazione e preparazione di chi la maneggia.
“Nei prossimi 30 anni le persone dovranno avere la capacità di adattarsi a procedimenti che oggi ci sembrano veloci come la luce. Serve un investimento gigantesco in termini di educazione. Perché la vera sfida è portare il Paese alla velocità del progresso: se si corre a quella velocità la tecnologia non può che migliorare le nostre vite, ma se invece si va un po’ più piano allora la rivoluzione tecnologica che nel mondo corre, anche senza di noi, ci travolge e fa danni”. Il ragionamento di Calenda è semplice. Tecnologia sì ma a patto che le persone inizino a pensare e ad agire in termini tecnologici. Possibile. Forse, diciamo che vale la pena rischiare.
(Foto di Umberto Pizzi – riproduzione riservata)