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Il grande tonfo degli investimenti pubblici in Italia. Report Confindustria

L’Europa chiede da mesi investimenti. L’unica strada che porta dritti al Pil, senza scorciatoie di sorta. E oggi anche Confindustria è tornata a ricordarlo per mezzo del Centro studi diretto da Andrea Montanino che ha diffuso alcune slide dalle quali emerge il profondo ritardo dell’Italia sul tema investimenti.

Ebbene, negli ultimi tre anni, scrive Confindustria, “la spesa effettiva per investimenti pubblici in Italia è stata sempre inferiore a quanto programmato dai governi. Ciò evidenzia che vi sono difficoltà nell’erogazione della spesa e che alcuni investimenti sono stati rimandati per contenere la spesa pubblica e quindi il deficit. Difatti, gli avanzi primari registrati negli ultimi anni sono in larga parte dovuti al forte calo degli investimenti pubblici”. In altre parole, dice Confindustria, alla vigilia di ogni manovra è sempre stata stanziata una certa cifra, ma alla fine sempre disattesa.

Non che la crisi globale non abbia colpito le grandi economie mondiali, se c’è un Paese che più di tutti ha visto i propri investimenti ridursi, quello è l’Italia. “Dopo la crisi, gli investimenti hanno mostrato una dinamica negativa nella media dei Paesi dellʼUnione europea ma molto di più in Italia. Il divario si è acuito negli ultimi anni: tra il 2010 e il 2018 gli investimenti pubblici in Italia sono cresciuti 33 punti percentuali in meno rispetto all’Ue (netto Italia) e ulteriori 7 punti rispetto agli Usa”, si legge nelle slide del Csc.

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E proprio oggi, la stessa associazione ha dato la cifra di quanto perso in questi anni a causa della caduta degli investimenti, in Italia ma anche nel resto d’Europa. “Con la destinazione a investimenti transnazionali di risorse aggiuntive pari al 3% del Pil dell’Eurozona, si creerebbe spazio per 1,5 milioni di occupati in più in un quinquennio”. Per Confindustria serve ”una politica industriale comune offensiva, per creare imprese europee che assicurino all’Europa indipendenza tecnologica e competitività, ma anche protettiva nei confronti di quelle potenze che usano la mano pubblica per conquistare mercato”.



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