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Quali prospettive per la fratellanza nel Mediterraneo?

vaticano

Si apre domattina a La Civiltà Cattolica un seminario di studi e riflessione sul Mediterraneo alla luce della storica Dichiarazione sulla fratellanza firmata da Papa Francesco e dal Grand’Imam dell’Università di al Azhar Ahmad Tayyeb il 4 febbraio scorso. Presentandola il direttore de La Civiltà Cattolica ha scritto su Avvenire: “Le religioni certamente non possono né devono sostituire la politica, né le comunità religiose hanno strutture paragonabili. È altrettanto vero però, come sappiamo, che le religioni sono risultate utilissime a chi intendeva usarle contro altri, a scopi imperiali, egemonici o coloniali, per dividere e non per unire. Oggi, quando il Mediterraneo rischia di spezzarsi, la ‘Dichiarazione sulla fratellanza’ ha il grande merito di confermare il significato spirituali delle religioni e negando definitivamente quelli strumentali da religione civile legati ai fondamentalismi”.

Il titolo scelto, “Essere mediterranei” indica la convinzione che l’identità mediterranea stia nel vivere insieme, nel Mare Nostrum come si è a lungo chiamato il Mediterraneo e che fa sì che i cristiani ortodossi del Levante si chiamino tra di loro “romani”. La cittadinanza comune, criterio fondante del vivere insieme, risponde all’interrogativo che tanti studiosi hanno posto da tempo. Questa risposta indica, in particolare ai Paesi del Mediterraneo orientale, una via utile per uscire dalle secche delle contrapposte visioni. Ma come ha scritto in recenti articoli proprio padre Spadaro anche l’Europa ha bisogna di essere percepita dagli europei come luogo della loro cittadinanza e non solo di abitazione.

Dunque si può affermare che il documento sulla fratellanza segni un primo approdo del lungo cammino che ha impegnato soprattutto la Chiesa cattolica dai tempi del Sinodo straordinario per il Libano (1995) e passando poi per il  Sinodo per il Medio Oriente (2010). La Dichiarazione di al- Azhar sulla cittadinanza del 2017 ha aperto le porte alla svolta del 4 febbraio scorso. Se molto spesso i cammini ecclesiali e religiosi non appaiono chiari in riferimento all’agire umano e politico, questo lungo cammino ha avuto ed ha veramente il valore  della profezia, che oggi però non è lo specchio esatto del presente. Mette però i piedi nel piatto di un presente turbato se non reso pericoloso da tante, contrapposte ma convergenti, spinte identitariste che hanno il tratto comune di negare l’altro. E così finiscono con lo spezzare il Mediterraneo. Ecco perché la Dichiarazione richiede una disponibilità e una “conversione” che non è da dare sempre per scontata da parte di tutti i pastori. Non a caso nel suo articolo padre Spadaro avverte che “un evento ha mosso i gesuiti della rivista a organizzare questa due giorni: la firma congiunta da parte di Papa Francesco e dell’Imam dell’Università islamica di al-Azhar, lo sceicco Ahmad al-Tayyib, della Dichiarazione sulla “fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune” il 4 febbraio scorso. Quali prospettive si pongono e quali forze o problematiche si oppongano alla “fratellanza” nel Mediterraneo? Un elemento fondamentale del discorso è la consapevolezza ben espressa dallo scrittore Maurizio Maggiani: “C’è un’altra cosa, che contraddistingue e che identifica il Mediterraneo, qualcosa che si trova ovunque nel Mediterraneo oltre all’acciuga, al pane, all’olio e al vino, è Dio”, il Dio dei popoli del Mediterraneo, il Dio di Abramo e degli ebrei, dei musulmani e dei cristiani. Attorno a questo mare si sono sviluppate le tre religioni monoteistiche”.

Il programma prevede due interventi di quadro, quello del presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, sull’identità mediterranea e quello dell’islamologo Paolo Branca che leggerà la Dichiarazione in una prospettiva islamica. Poi una carrellata di analisi della situazione in tutti i Paesi rivieraschi, dove spicca la scelta di affidare ad un giornalista libico, Farid Adly, la lettura di cosa accade in Libia e a Mario Giro, che partecipò allo sforzo negoziale di Sant’Egidio nel 1988, sull’Algeria. Tanti altri nomi di spicco, da Giancarlo Bosetti, direttore di Reset, allo spagnolo Dario Menor Torres, dal professor Roberto Marozzo della Rocca al suo collega Moulay Amrani, musulmano marocchino, nato nel quartiere ebraico della sua città e formatosi nella scuola cristiana. Una biografia che spiega bene cosa sia il Mediterraneo e come, se non tornerà ad essere come era, sarà peggio per tutti.  Tanti giornalisti completano il quadro, che sarà raccontato dai media partner scelti, Avvenire, L’Osservatore Romano e Radio Radicale.



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