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Netanyahu alla prova dei fatti. Intervista a Jacob Perry (ex direttore Shin Bet)

“Sicurezza” è stata la parola chiave della campagna che ha portato alla rielezione a premier di Benjamin Netanyahu. E con ogni probabilità sarà la stella cometa del suo nuovo mandato, che si apre in un momento di grave instabilità regionale e non poche fratture interne alla politica israeliana. “Tra promesse e realtà c’è sempre un solco” spiega scettico a Formiche.net Jacob Perry, uno che della sicurezza ha fatto la sua ragione di vita. Direttore dello Shin Bet, l’agenzia dei Servizi segreti interni israeliani, dal 1988 al 1994, ministro della Scienza, della Tecnologia e dello Spazio nel 2013-2014, l’ex 007 israeliano delinea un quadro di luci e ombre sulle sfide che attendono al varco il premier.

Quali sono le priorità dell’agenda di Netanyahu?

Le sfide per la sicurezza cui dovrà far fronte sono sempre le stesse. Israele non è ufficialmente in guerra ma è impegnata in battaglie su diversi fronti. Al Nord, al confine con quella che un tempo era la Siria, deve fare i conti con una massiccia presenza iraniana. Dal Libano incombe la minaccia di Hezbollah e dal Sud, nella striscia di Gaza, dove gli egiziani stanno cercando di favorire un cessate-il-fuoco, quella di Hamas. Ho poca fiducia che gli scontri cessino nel breve periodo. Poi ci sono altre sfide di politica interna.

Ad esempio?

La salute. Sul piano tecnologico Israele sta letteralmente prendendo il largo, oggi atterreremo sulla Luna. Sul piano sanitario invece il Paese segna un grave ritardo, mancano ospedali e strutture adeguate. C’è infine un problema economico, il deficit di bilancio, e uno demografico, l’enorme gap che esiste fra centro e periferia di Israele. Sono già state presentate delle proposte di legge alla Knesset, non sempre nel più democratico dei modi, molto dipenderà dalla maggioranza che il premier riuscirà ad assemblare.

Che impatto avranno le accuse giudiziarie sul nuovo mandato?

Quello è un nodo spinoso. Sulla testa di Netanyahu pendono accuse molto gravi, una in particolare, la vendita di sottomarini da parte della Germania, ha grande eco nel dibattito pubblico. Il premier cercherà in ogni modo di far rimandare in là al Parlamento il procedimento sulla sua accusa. Saranno mesi di fuoco per la politica israeliana.

Netanyahu ha costruito la sua campagna sulla sua amicizia con Donald Trump. Questo è un punto di forza per il premier?

Su questo non ci sono dubbi. Quando un presidente degli Stati Uniti trasferisce l’ambasciata americana a Gerusalemme, difende il diritto di Israele a rivendicare la sovranità sulle alture del Golan e supporta politicamente il primo ministro è una buona notizia per qualsiasi cittadino israeliano.

La mossa di Trump sul Golan ha attirato non poche critiche…

C’è un ampio consenso, non solo in Israele, sulla mossa del presidente Trump. Non esiste alcun altro Paese cui restituire le alture del Golan oggi.

Si aspettava che Trump inserisse la Guardia rivoluzionaria iraniana fra le organizzazioni terroristiche?

Non so se fosse un passo atteso, sicuramente è una buona notizia per Israele. Un’organizzazione che viene inserita in una lista di gruppi terroristici non ha più la capacità di fare diplomazia e trasferire denaro come prima. L’unico effetto collaterale sarà un vistoso rafforzamento del legame che unisce i pasdaran a Hezbollah, che ora insieme costituiscono il nemico numero uno alla sicurezza di Israele.

Cosa succederà adesso nella West Bank?

La striscia di Gaza sarà la priorità in cima all’agenda di Netanyahu. Per il momento nella West Bank c’è stabilità, ma è una situazione altamente precaria e Hamas continua a gettare benzina sul fuoco. Basta un soffio in più per far deflagrare le tensioni.

Insomma, Netanyahu darà seguito alle ultime, dure dichiarazioni prima del voto?

Non mi farei illusioni. Solo una parte delle promesse che Netanyahu ha fatto nelle ultime settimane di campagna elettorale sarà implementata. I politici hanno il vizio di promettere tutto, poi quando si passa alla pratica c’è sempre un solco fra aspettative e realtà.



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