La campagna elettorale per le prossime elezioni europee 2019, che si terranno tra il 23 e il 26 maggio 2019, entra nel vivo in questi giorni. Nel sistema politico italiano, la competizione tra forze partitiche per le europee si innesta sulle molteplici campagne elettorali per le elezioni regionali e locali che caratterizzano l’anno in corso e si connette con il clima da campagna elettorale permanente che permea l’Italia dalle elezioni della campagna per le politiche del marzo 2018.
Ed è davvero difficile fare previsioni certe sugli esiti delle elezioni di maggio, che si svolgono per il rinnovo della principale istituzione democratica della Ue, il Parlamento europeo. Le campagne di comunicazione politica per queste elezioni sono tradizionalmente vissute in una dimensione di competizione ancorata alla politica nazionale, più che alla dimensione europea.
In questo senso, la mancata costruzione di partiti politici di respiro europeo nel Parlamento – un percorso di sviluppo europeista dei partiti era stato previsto e proposto, senza successo, nel corso degli anni 2000 – contribuisce a fare in modo che le elezioni europee restino una misurazione tutta nazionale dei risultati dei partiti nei campi politici nazionali. Questo elemento non consente di fare efficaci proiezioni non solo e non tanto sui seggi assegnati ai partiti nel corso delle elezioni, ma soprattutto sulle politiche che i gruppi parlamentari costruiti su base trans-nazionale saranno chiamati a portare avanti nel corso dei prossimi anni, mancando un coordinamento precedente alle elezioni su queste importanti tematiche.
Tuttavia, alcune tendenze di fondo emergono anche all’interno del quadro politico presente. Il clima di antipolitica e populismo riguarda maggiormente l’assetto politico interno agli Stati membri e influirà in modo rilevante sulle scelte elettorali dei cittadini europei. Non è tuttavia detto che tale insieme di preferenze espresse sia poi in grado di influire, in misura proporzionale al consenso elettorale, sulle scelte politiche prese nel Parlamento e più in generale nella Ue. I sondaggi elettorali aggregati a partire dai livelli nazionali di previsione – resi disponibili da testate come politico.eu – prevedono un calo importante di popolari, socialdemocratici, conservatori e riformisti e una riduzione, più contenuta, dei consensi anche per liberaldemocratici, sinistra e verdi. D’altra parte, nelle stesse previsioni di voto viene anche segnalato uno spazio elettorale interessante, pur se non decisivo, per i nuovi partiti, tra cui il M5S e En Marche.
Tuttavia, per la meccanica di funzionamento delle istituzioni europee, nemmeno l’effetto congiunto della flessione dei gruppi parlamentari tradizionali e dello spazio per i nuovi partiti potrebbe avere un effetto così rilevante sul futuro del Parlamento e delle istituzioni europee. Il funzionamento istituzionale della Ue favorirebbe in questa fase la costruzione di alleanze tra gruppi parlamentari “storici”, indipendentemente dalla base ideale e valoriale di riferimento, lasciando ai margini iniziative e proposte dei gruppi di più recente accesso.
Più chiara appare, invece, l’individuazione dei temi e delle questioni in grado di segnare la campagna elettorale. Come accade dal 1973 per ogni tornata elettorale europea, l’Eurobarometro 2018 ha preso in considerazione quali siano le tematiche ritenute più rilevanti dai cittadini degli Stati membri per il futuro della Unione Europea. Nel corso della rilevazione del dicembre 2018, il tema dell’immigrazione riveste il primo posto nelle opinioni pubbliche di quasi tutti gli Stati della UE, seguito dal terrorismo, dalla situazione economica. Più distanti dalle principali preoccupazioni degli europei le questioni del mutamento climatico e della tutela dell’ambiente, che pure hanno raccolto l’interesse delle generazioni più giovani e l’attenzione dei mass media.
A partire da queste indicazioni sulle opinioni pubbliche europee, è probabile che le campagne elettorali nazionali siano centrate su argomenti quali identità, sicurezza e legalità, temi di facile riscontro in termini di consenso elettorale, quando si parla di come affrontare nell’immediato questioni quali migrazione e terrorismo. D’altro canto, è difficile immaginare temi e proposte elettorali altrettanto incisivi e di impatto per quei gruppi elettorali che intendano lavorare, in termini di offerta e comunicazione politica, in modo differente. Indipendentemente dall’impatto che tali temi avranno nelle politiche elaborate nel prossimo Parlamento europeo, è possibile pensare ad una campagna elettorale centrata su tutela delle identità e sul modello del “law and order”, piuttosto che una comunicazione elettorale fondata sull’idea di Europa e sul modello di europeismo da costruire nei prossimi anni.