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L’Italia invecchia e la quota 100 non è la soluzione, anzi. L’allarme di Moody’s

Non è un Paese per giovani. E in futuro potrebbe essere sempre peggio se non si troverà una soluzione per invertire la rotta. Qual è il problema? Semplice, l’Italia invecchia e questo per i nostri traballanti conti pubblici è un problema. L’allarme è arrivato da Moody’s, l’agenzia di rating che proprio il mese scorso ha rivisto il nostro Pil. L’Italia è il terzo Paese più vecchio al mondo, con un’età media di 46 anni. L’invecchiamento del Bel Paese, spiegano dall’agenzia di rating, è un fenomeno che ridurrà il numero dei lavoratori, con ripercussioni non solo sui conti pubblici ma anche su altri settori in cui gli anziani tendono a spendere meno: dai ristoranti all’abbigliamento.

“L’impatto negativo dell’invecchiamento sulle finanze pubbliche”, prosegue l’analisi, dovrebbe “salire nei prossimi decenni”. Secondo Moody’s, inoltre, il recente intervento sulle pensioni, alias quota 100, “aumenterà la pressione sui conti pubblici di un Paese già altamente indebitato: è stato uno dei fattori che hanno contribuito alla nostra decisione di tagliare il rating dell’Italia a Baa3 nell’ottobre 2018”, conclude Moody’s. Il j’accuse è chiaro: la quota 100 favorisce l’uscita dal mondo del lavoro di migliaia di persone ma questo non garantisce un automatico ingresso di nuove e pari risorse, ovvero giovani.

Tra i settori che secondo Moody’s risultano più a rischio c’è la ristorazione. Proprio oggi è arrivata la risposta della categoria. “Niente allarmismi sui ristoranti: il settore dei consumi fuori casa vale oltre 43 miliardi”, ha fatto sapere la Fipe, Federazione Italiana Pubbici Esercizi. L’associazione ha ricordato come il mercato vale il 36% dei consumi alimentari complessivi e che gli italiani dedicano solo 37 minuti al giorno alla preparazione dei pasti. Riguardo alle preoccupazioni dell’agenzia di rating, la Federazione chiarisce che “le imprese della ristorazione, se coinvolte, lo saranno solo in minima parte perché l’analisi di Moody’s non tiene conto del significativo cambiamento degli stili di vita nel nostro Paese, con un numero crescente di italiani che sceglie di consumare pasti fuori casa”.



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