Oggi il Parlamento europeo chiederà ai 27 di votare una risoluzione che mira ad una posizione comune sul fronte Tibet – Giochi olimpici.
L’Ue prende atto dello stato di emergenza dichiarato dalla Cina nella regione tibetana e di quel che il Dalai Lama ha definito “genocidio culturale”. Il Parlamento europeo con la risoluzione di oggi assumerà una posizione decisamente dura nei confronti della Cina. I motivi che hanno portato a questo irrigidimento delle relazioni diplomatiche nasce soprattutto da come la Repubblica popolare ha gestito la rivolta dei monaci. Il documento europeo si riferisce esplicitamente al divieto di accesso per la stampa internazionale all’area interessata dai disordini; all’espulsione dei giornalisti; alla censura di tv e siti web; e, infine, alle violenze documentate lungo le vie di Lhasa. Con questa risoluzione l’Ue chiederà oggi alla Cina di garantire il rispetto dei diritti umani fondamentali, a cominciare dal “garantire cure mediche adeguate ai tibetani feriti e assistenza legale ai tibetani arrestati”. La richiesta dell’Ue è di un’indagine aperta e indipendente “sotto gli auspici delle Nazioni Unite”. Ma, prima ancora, la pubblicazione di un elenco delle persone detenute, perché il timore in queste ore è, non solo di sparizioni, ma anche di ricorso alla tortura all’interno delle carceri cinesi.
Un colpo duro per la Cina che ad un passo dalle Olimpiadi si vede recapitare in casa la Convenzione internazionale sui diritti civili e politici da firmare, come se fosse un verbale di multa da pagare.
L’Europa non si ferma qui e invita la Cina a “rispettare i propri impegni pubblici nei confronti dei diritti umani e delle minoranze, della democrazia e dello Stato di diritto come annunciato nella decisione del Comitato olimpico internazionale che ha consentito alla Cina di organizzare i giochi olimpici”.
Un Cio che, tuttavia, si è dimenticato di accennare al Tibet. Il documento approvato ieri dai 250 Comitati olimpici nazionali riuniti a Pechino decreta la rivincita della Cina. Qui si legge solamente l’auspicio per “una soluzione giusta e ragionevole ai conflitti interni , a beneficio dei Giochi e degli atleti”. Reporters sans frontières contrattacca e si dice scioccata “dal cinismo del documento”.
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