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Mannaia sui fannulloni…fosse la volta buona?

Sul Corriere della sera di oggi è stato dedicato ampio spazio alle inefficienze di molti dipendenti pubblici. Sono i “fannulloni”. Categoria stranota in Italia che vivacchia da anni, della quale tanto si parla, ma che alla fine resta sempre dove è. I “fannulloni” nel nostro Paese, almeno finora, il posto di lavoro non l´hanno perso mai. Dai professori universitari che vengono pagati per impartire lezioni e non si presentano in aula, ai centralinisti di enti pubblici che non vedono l´ora di arrivare a lavoro per “scroccare” telefonate private a spese dello Stato.
Formiche.net ha chiesto a Pietro Ichino (giuslavorista ex sindacalista e candidato per il Pd in Lombardia) e a Giuliano Cazzola cosa ne pensano del fenomeno “fannulloni” ai danni dello Stato.
“Bene che la Corte dei Conti sia intervenuta. Ma molto male che assai prima non siano intervenuti sul piano disciplinare i dirigenti competenti” Esordisce Ichino. “Occorre che il management pubblico si riappropri delle prerogative che la legge attribuisce ai dirigenti pubblici come a quelli privati e incominci ad esercitarle con la necessaria incisività. Per indurlo a questo occorre che a ciascun dirigente vengano fissati obiettivi precisi misurabili e realistici; che questi obiettivi siano trasparenti e accessibili online; e che del raggiungimento degli obiettivi ogni dirigente risponda per davvero. Solo così vedremo finalmente riattivate anche le prerogative disciplinari della dirigenza pubblica che oggi appaiono largamente disattese”.
L´economista Giuliano Cazzola concorda nel valutare positivamente l´esistenza di queste sentenze, ma ci tiene a porre l´accento anche su altri elementi: “Non sono certo questi provvedimenti, per quanto indispensabili, a risolvere il problema del malfunzionamento della pubblica amministrazione a danno delle casse dello Stato. Per avere veri effetti benefici bisogna migliorare l´efficienza del pubblico”.
Ma è giusto pubblicare sui quotidiani (come ha fatto oggi il Corriere della sera) i nomi dei dipendenti pubblici condannati dalla Corte dei Conti? “È certamente utile – continua Cazzola – perché può funzionare da deterrente per il futuro nei confronti di tutti gli altri dipendenti pubblici”. Così, dunque, si potrebbero astenere dal porre in essere certi comportamenti di fronte alla minaccia di vedere pubblicato il proprio nome, cognome e carica sui giornali. “Il problema – conclude l´economista – semmai è: queste persone condannate rimangono sul proprio posto di lavoro?”.


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