Berlusconi e Prodi senatori a vita: operazione giusta per pacificare il Paese o inutile e deleteria per il clima politico? Dalle pagine di Formiche.net, Massimo Brambilla ha aperto il dibattito su una delle scelte che potrebbero chiudere la bellicosa II Repubblica per aprire una nuova fase della democrazia italiana.
Ecco l’opinione di Luca Volontè, (nella foto), già deputato dell’Udc e ora presidente del Gruppo Popolari-Cristiano Democratici (Epp-Cc) all’Assemblea del Consiglio d’Europa.
UN MOMENTO DI SVOLTA
Per l’eurodeputato centrista, parlare pubblicamente degli effetti benefici che due nomine di questo tipo potrebbe avere sul sistema politico italiano è un atto dovuto. “Credo che il dibattito su Berlusconi e Prodi senatori a vita vada fatto alla luce del sole, perché è da tempo che avviene nei corridoi della politica e questa non è la soluzione migliore. Personalmente credo che la loro nomina contribuirebbe a pacificare il Paese. Entrambi hanno pregi e difetti, ma volendo fare un bilancio delle loro storie meritano ampiamente di diventare senatori a vita, perché ciò consentirebbe di aprire una fase nuova“.
UN RUOLO DELICATO
Sulle obiezioni circa il ruolo dei senatori a vita sollevate su queste pagine da Benedetto Ippolito, professore di Filosofia all’Università degli Studi Roma Tre, Volontè ritiene non ci sia “nessuno scandalo nel fatto che Berlusconi o Prodi, una volta diventati senatori a vita, possano continuare ad avere un profilo politico netto. In passato – sottolinea – è già accaduto con altri autorevoli nomi come quelli di Francesco Cossiga e Giulio Andreotti, che non hanno mancato di far sentire le proprie opinioni, che per forza di cose erano opinioni di parte. Chiaramente ciò andrà affrontato con tutta la consapevolezza di avere un ruolo delicato”.
A BRACCETTO CON LE RIFORME
È opportuno che la nomina di Berlusconi e Prodi a senatori a vita avvenga solo in concomitanza a una riforma istituzionale, in modo da legare la fine di una fase di ostilità reciproca, all’inizio della III Repubblica? Per l’eurodeputato sarebbe “la scelta più logica”. Questo tipo di soluzione, commenta Volontè, “può dare maggiore valore allo sforzo compiuto per l’atteso rinnovamento delle nostre Istituzioni, tanto più che entrambi non hanno mai nascosto l’apprezzamento per un modello, come quello semipresidenzialista, che ha tra le sue caratteristiche stabilità e rappresentatività. Ora però – conclude – sarebbe ora che si passasse dalle parole ai fatti”.