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Breve radiografia di una piccola rivoluzione

La campagna elettorale è stata senz´altro poco emozionante ma i risultati sono semplicemente da brivido. Gli elettori italiani hanno dimostrato di avere le idee più chiare dei politici e dei giornalisti. Il verdetto è per certi versi sorprendente. Berlusconi ha vinto, anzi stravinto. Era prevedibile ma in pochi credevano che la distanza fra i due poli sarebbe stata così larga. La sinistra radicale è scomparsa, letteralmente scomparsa. Non avrà rappresentanza parlamentare. Una punizione enorme, forse pure sproporzionata. “I comunisti fuori dal Parlamento, evviva!”: questa la frettolosa opinione di qualche superficiale: la verità è  che in una fase di conflittualità sociale non avere Bertinotti & Co. nelle istituzioni non è positivo per niente. Quello di Veltroni è stato un clamoroso flop ma il Pd non potrà permettersi altre lotte intestine: dovrà far finta di niente e rinviare la resa dei conti. Infine, l´Udc. Casini rischiava come Bertinotti di scomparire: quello era l´obiettivo esplicito di Berlusconi. Invece ci sarà, sia alla Camera che al Senato. La sua pattuglia non sarà decisiva ma le sue scelte saranno comunque importanti: il risultato elettorale lo tiene in pista per il futuro della politica italiana. Per Lega e Idv si è parlato di ´voto utile di protesta´: la formula è un po´ generica ma efficace. Per Umberto Bossi, dopo il malore, si tratta di una sorta di rinascita. Siamo certi che, a dispetto delle intemperanze verbali, svolgerà un ruolo di moderazione. Insomma, la democrazia italiana non è malata, tutt´altro. Da segni di invidiabile vitalità. La verità è che le urne attribuiscono una grande responsabilità a Berlusconi (di governare), a Veltroni e D´Alema (di rianimare la sinistra) e a Casini (di dimostrare la centralità e la tenuta dei ´terzisti´). Da oggi non si scherza più. A ognuno il suo.

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