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La sfida del governo si gioca a Bruxelles

Il programma dei cento giorni annunciato da Enrico Letta a Spineto è di quelli ambiziosi. Lo è dal punto di vista politico (le riforme) e lo è dal punto di vista finanziario (Imu e Cig ma anche interventi per contrastare la disoccupazione). Il neo ministro Fabrizio Saccomanni qualche cenno a Bruxelles potrebbe averlo fatto.

L’Eurogruppo riunito in versione “informale” è al lavoro per il vertice di giugno. La Ue è infatti stretta fra l’incudine tedesca che chiede di andare dritti sulla linea del rigore fiscale e il martello Usa che chiede (lo ha fatto ancora pochi giorni fa con il segretario al Tesoro, Lew) maggiori investimenti sulla crescita. L’Italia è nella condizione di aver messo i conti in ordine – a caro prezzo – ma di non avere intrapreso misure strutturali per l’abbattimento fiscale. Siamo in linea con Maastricht ma indietro sul fiscal compact.

In Europa però c’è chi sta peggio di noi, e non solo nel Sud del vecchio continente.
Il nostro Paese ha già compiuto passi rilevantissimi sulla strada della virtù fiscale. Ieri a Milano nell’annuale conferenza di Overview organizzata dalla banca Advantage e dal suo presidente Francesco Confuorti, numerosi esponenti della finanza internazionale lo hanno sottolineato in modo esplicito. Fra loro Cottarelli che dirige proprio il dipartimento affari fiscali del Fondo Monetario Internazionale.

Secondo l’economista l’Italia è al passo della Germania grazie alla riforma delle pensioni varata dal governo di Mario Monti. Migliorare si può e si deve, ma è evidente che la Francia rappresenta per la Ue un problema in prospettiva maggiore. I cugini transalpini hanno saputo ben sfruttare il loro peso politico ed hanno negoziato ed ottenuto deroghe. Nel nostro caso, non si tratta di chiedere “favori” ma di ottenere il via libera a misure che, se gestite con gli attuali parametri, resteranno solo nei programmi dei desideri.

Il governo si batterà per chiedere l’esclusione delle spese per gli investimenti infrastrutturali dal computo del patto di stabilità. Ora, il clima sembra più favorevole ed è sicuramente una ottima notizia (o sensazione). I tempi di Bruxelles però sono lenti, tanto più per decisioni storiche di questo tipo, e con in corso la campagna elettorale tedesca in corso. I soldi però al governo italiano servono subito.

Certo, l’Imu si può anche solo sospendere e i soldi per la Cig coprirli con nuove entrate o qualche taglio. Almeno sulla carta, nel brevissimo termine, può reggere. Poi però arriva il momento della verità. E i numeri, come ricordava il presidente di Aspen Tremonti, sono inflessibili. Non c’ė da dubitare: l’ombra più grande sul governo di Enrico Letta non ha le curve di Ruby o i capelli rossi della Bocassini ma ha lo skyline dei palazzi dai vetri specchiati a Bruxelles.



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