Hamas è in crisi ora più che mai, in particolare dopo aver chiesto a Israele una tregua in seguito alla massiccia risposta di Gerusalemme ai settecento missili che avevano colpito il Paese. L’enclave è in totale rovina, e potrebbe essere il momento propizio per avviare il discussissimo piano di pace di Jared Kushner.
COSA ACCADRÀ
La situazione economica e umanitaria di Gaza sembra senza via d’uscita. Questa non migliorerà in modo significativo neanche se Israele dovesse decidere di richiedere una nuova ondata di aiuti economici (circa duecento milioni sono quelli richiesti) dal Qatar. Per cambiare la disastrosa condizione nella Striscia – afferma Ynet – è necessario investire miliardi, e questo non accadrà finché Hamas – e non l’Autorità Palestinese – sarà alla leadership di Gaza. Per questo motivo la riconciliazione tra Hamas e Fatah sarà in via non ufficiale un requisito preferenziale per il piano di pace elaborato dall’amministrazione Trump, del quale stanno uscendo in questi istanti le prime indiscrezioni.
NEW PALESTINE
Non è ancora una certezza, ma secondo alcune fonti locali, il piano di pace che verrà ufficialmente rilasciato a giugno, potrebbe includere la smilitarizzazione di Hamas, e il ricongiungimento delle due enclave attraverso un’autostrada sopraelevata. Oltre a questo, il deal del secolo dovrebbe prevedere l’annessione di blocchi di insediamenti israeliani dalla Cisgiordania; il mantenimento dello status quo nei siti sacri di Gerusalemme e il controllo municipale israeliano della nonché, considerata l’importanza strategica, l’esclusivo controllo di israeliano sulla Valle del Giordano.
IL SOSTEGNO DI ISRAELE
Alcune fonti (come l’agenzia di stampa palestinese Maam) dicono che la Nuova Palestina dovrà acquisire servizi di sicurezza nazionale da Israele a condizione di permettere lo svolgimento di elezioni democratiche. Oltre a questo, è probabile che le proprietà immobiliari rimangano separate – ovvero nessun ebreo potrà acquistare proprietà arabe nei territori palestinesi e viceversa.
EGITTO, ALLEATO IMPORTANTE
Tra gli aspetti economici della proposta dovrebbe esserci anche il sostegno dell’Egitto probabilmente pronto a cedere alcune parti della penisola del Sinai alla nuova realtà statale, sostenendo anche economicamente la creazione di un porto a Gaza. Secondo alcune indiscrezioni, potrebbe essere proprio il Cairo (alcuni parlano addirittura di un massiccio investimento cinese) a sostenere economicamente la costruzione di autostrade e ponti tra Gaza e la Cisgiordania. Non indifferente dovrebbe essere anche l’intervento dei Paesi del Golfo, ai quali l’indiscrezione trapelata dal giornale israeliano Israel Hayom attribuirebbe il 70% delle spese e degli investimenti previsti dall’accordo. Dal canto suo, Israele probabilmente aprirà i valichi di confine per permettere la libera circolazione di persone e merci, anche se tutto questo richiederà con ogni probabilità la totale smilitarizzazione dei palestinesi. Le ipotesi sono tante, l’unica certezza è che l’indebolimento di Hamas a Gaza potrebbe rappresentare la rimozione dell’ultimo grande ostacolo contro la pace.