“La vera notizia è che la Lega di Matteo Salvini è in flessione. Per più da un anno, dal 4 marzo del 2018 a oggi, a ogni rilevazione si è visto o un boom della Lega o una crescita leggera o, male che vada, una Lega stabile. È la prima volta che c’è davvero un calo”. Giovanni Diamanti, cofondatore dell’agenzia Quorum-YouTrend e analista politico, in una conversazione con Formiche.net individua il dato davvero fondamentale degli ultimi sondaggi sulle prossime europee pubblicati oggi su tutti i quotidiani, prima del silenzio elettorale.
LA SFIDA DELLA LEGA: IL 30%
Sia il Corriere della Sera (Ipsos) che Repubblica (Demos) hanno infatti pubblicato le ultime rilevazioni sulle elezioni del 26 maggio, che hanno mostrato un dato su tutti: la Lega perde consensi. “Ovviamente dipende da rilevazione a rilevazione – spiega Diamanti -, per Ipsos sul Corriere di questa mattina si registra un calo di 6 punti. 6 punti in un mese sono qualcosa di più di un semplice calo, ma un momento di grande difficoltà. Altri istituti, invece, rilevano un calo minore, ma comunque di almeno due punti. Quindi – prosegue – è una Lega attorno al 30% e il 30% sarà la soglia che stabilirà o meno se quello della Lega sarà un successo o no“. Insomma, la forza di Matteo Salvini ha una barra molto alta che sancirà il suo successo o la sua sconfitta. “Nonostante anche un 27, 28% sarebbe strabiliante dal punto di vista elettorale, perché significa crescere di 10 punti in un anno, la soglia è il 30% proprio perché negli ultimi mesi è stata stabilmente sopra, quindi deve rimanere sopra questa cifra”.
IL MOVIMENTO 5 STELLE TORNA, LENTAMENTE, A CRESCERE
E le altre forze politiche? L’altra metà del governo, ossia il Movimento 5 Stelle di Luigi Di Maio, sembra essere in leggera ripresa. “I 5 Stelle sono cresciuti perché hanno riconquistato centralità nel dibattito politico. Ne avevano persa durante le primarie del Partito democratico, oggi hanno ritrovato in parte una centralità che cercano di non perdere. Un calo di 10 punti, comunque, rispetto alle elezioni di marzo scorso è un crollo più che un calo, però ricominciano ad alzare la testa”.
IL CASO SIRI
“Il calo della Lega – prosegue Diamanti – è dovuto essenzialmente al caso Siri. Si è parlato per mesi di fascismo sì, fascismo no, è da mesi che si tenta di affibbiare a Salvini questa etichetta però serve a poco. Il vero calo – sottolinea l’analista di YouTrend – l’ha avuto quando si è aperto davvero il caso Siri. Salvini è cresciuto molto grazie a una narrazione in cui si è mostrato diverso dagli altri leader. Quando però è accaduto un fatto che l’ha mostrato simile ai leader che ha combattuto e che ha denigrato, ha perso consensi. È sembrato molto vecchia politica, insomma, e questo l’ha fortemente colpito“. A guadagnarci, chiaramente, è stato il Movimento 5 Stelle che sul tema della giustizia aveva tutto da perdere e niente da guadagnare. “I 5 Stelle hanno trovato un’occasione per riconquistare un po’ di consenso e credibilità in fasce di elettori che, delusi, se ne erano andati” E il Pd? “Quella del Partito democratico è una sfida a parte, se vogliamo, perché ha un bacino importante di elettori da recuperare. Sembra andare in quella direzione, ma bisognerebbe capire a quale velocità riuscirà a recuperarli e se riuscirà a raggiungere il 20% che è la soglia per tenere, se farà qualcosa di più o se andrà sotto”.
LA CHIAVE DEGLI INDECISI
Tra le varie percentuali, non passa inosservata quella degli indecisi. Secondo Pagnoncelli (Iposo), sarebbero circa il 42%, secondo Demos addirittura superiori al 60%, sommando indecisi e astenuti. “L’astensione favorisce chi ha gli elettori più mobilitati, cioè chi riesce a portare al voto i propri. Il grande tema – sottolinea Diamanti – è che per ciascun istituto di rilevazione gli indecisi hanno dati diversi, ciascuno li calcola in modo diverso, ciascuno pone le domande in modo diverso. È molto difficile stimare l’indeciso perché è difficile capire chi, appunto, è davvero indeciso e chi non lo è”. La differenza rispetto al passato secondo Diamanti è che “gli indecisi veri siano sempre meno indecisi tra una parte e l’altra, ma piuttosto indecisi se votare o non votare. Tutto dipende da quanto i leader e i vari partiti riescono a motivare gli elettori e a portarli al voto”.
TUTTI DIETRO SALVINI
E se la gara sarà alla mobilitazione, poco importa quali saranno i temi che, ogni giorno, arriveranno sulle prime pagine dei giornali. A fare la differenza sarà, secondo l’analista, stare centro dell’attenzione. “La sfida è nell’essere l’anti-Salvini: ci proverà Zingaretti, ci proverà Di Maio, ci proveranno anche altri. Questa è la sfida oggi e penso che non si sottrarrà neanche Berlusconi, a modo suo”. Certo, perché il leader di Forza Italia ha visto le percentuali del suo partito erodersi sempre di più, complice anche una lotta intestina al suo interno. “Penso che Berlusconi tenterà di inventarsi qualcosa per mostrare un centrodestra diverso, ma ancora credibile. Per Forza Italia nell’ultimo periodo è stata molto dura e io penso che sia ancora lui l’unico uomo in grado di unire il partito. Se la salute lo sosterrà, e noi tutti ci auguriamo di sì, penso che cercherà di rimettersi al centro”.
LO SBARRAMENTO DEL 4%
AL di là delle forze di governo – Lega e Movimento 5 Stelle – e le maggiori forze di opposizione – Partito democratico e Forza Italia – c’è anche l’incognita dei piccoli partiti o liste che hanno davanti a loro un ostacolo ancora più grande: la soglia di sbarramento al 4%. “Io credo – conclude Diamanti – che Fratelli d’Italia sia orientato a superare la soglia con una certa tranquillità. Mi sembra difficile, invece, che la sinistra e + Europa possano farcela, anche se c’è chi li stima sopra il 4%. Ecco, se dovessero mobilitare le loro nicchie di elettorato e l’affluenza dovesse essere bassa sicuramente potrebbero giovarsene, a me pare però difficile che queste due forze possano farcela”.