L’autonomia differenziata di Veneto, Lombardia e Emilia Romagna è uno dei temi di scontro tra Movimento 5 Stelle e Lega. Come ha ricordato negli scorsi giorni la ministra leghista Erika Stefani, responsabile del dicastero delle Autonomie regionali, se il provvedimento non sarà nel cdm di lunedì e non verrà approvata almeno una bozza d’intesa tra il governo e le tre regioni richiedenti (Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna) il rischio potrebbe essere una crisi di governo. “Se lunedì ci sarà il Consiglio dei ministri – spiega Stefano Buffagni a Formiche.net – probabilmente la Lega porterà la bozza di accordo sull’autonomia differenziata, ma il testo non sarà approvato, perché le cose vanno fatte per bene”.
Ma cosa pensano le forze politiche in campo, di maggioranza e opposizione, del provvedimento di cui, al momento, sono trapelate solo bozze informali e incomplete? Formiche.net ne ha parlato con Stefano Buffagni, sottosegretario agli Affari regionali in quota M5S, Cinzia Bonfrisco, senatrice leghista, Alessandro Cattaneo, deputato di Forza Italia e componente della commissione bicamerale per il federalismo fiscale e Francesco Boccia, deputato del Partito democratico.
È NEL CONTRATTO DI GOVERNO, MA VA FATTA BENE
“Credo che il testo non verrà mai approvato, ma credo che l’interesse della Lega sia, al momento, maggiormente concentrato sul Decreto sicurezza 2”. Ma entrando nel merito, il Movimento 5 Stelle l’autonomia differenziata la vuole o no? “Noi siamo per fare l’autonomia differenziata, come previsto nel contratto di governo – spiega Stefano Buffagni -. Detto questo, però, dopo il titolo c’è un contenuto che va analizzato e affrontato e i presupposti che sono stati avanzati ad oggi rischiano di generare una scuola di serie a e una scola di serie b, più una serie di criticità. Questi sono i temi sui quali noi siamo terrorizzati. Sulla scuola, ad esempio, una delle materie delegabili e che ad oggi è totalmente centralizzata, sulla bozza è stata affrontata male e proseguendo su quella linea di fa un danno al Paese e si apre in maniera incondizionata ai privati e alle scuole paritarie. Un tema che per me non è assolutamente in linea con le idee del Movimento”. Insomma, l’autonomia va fatta, conclude Buffagni, nel contratto di governo c’è, ma va fatta bene e non a titoli. “Io sono il primo che la vuole realizzare, ma in maniera equilibrata, uno step alla volta”.
AUTONOMIA PER IL PAESE, NON SOLO PER LA LEGA
“Non è importante solo per la Lega ma per il Paese e per la democrazia”, spiega la senatrice Cinzia Bonfrisco a Formiche.net, sottolineando le ragioni alla base del progetto di autonomia. “Ricordo i referendum plebiscitari di Lombardia e Veneto che hanno espresso chiaramente la volontà popolare e la Costituzione che garantisce alle regioni il diritto di chiedere maggiori spazi di autonomia. Questa non è una iniziativa di bandiera ma una riforma per il Paese che vuole finalmente avvicinare i centri decisionali ai cittadini aumentando così il controllo. Non vogliamo creare differenze ma migliorare i servizi garantendoli a tutti al giusto prezzo”. Ma l’accordo con il Movimento 5 Stelle non sembra così vicino. “Il governo si basa su un contratto e questo è chiaro sia a noi che a loro – specifica la senatrice -. Non credo che i 5 Stelle possano rimangiarsi la parola sul contratto di governo così come non penso possano voltare le spalle ai milioni di cittadini che si sono espressi democraticamente al referendum. Hanno un ministero dedicato alla democrazia diretta. Più democrazia diretta di così. Penso che le resistenze di oggi siano dettate più dal momento elettorale… non ho sentito una sola loro argomentazione di opposizione a questa riforma basata sui contenuti”.
ANDIAMO AVANTI, SUL SOLCO TRACCIATO DAL FEDERALISMO FISCALE
E se dal Movimento 5 Stelle il messaggio è: sì, ma parliamone meglio, Forza Italia non ha dubbi. “Forza Italia è assolutamente a favore, in un processo che si innesti come prosecuzione di ciò che già avevamo fatto”, spiega Alessandro Cattaneo, deputato di Forza Italia e componente della commissione bicamerale per il federalismo fiscale. “Con i governi di centrodestra avevamo già avviato un percorso in questa direzione, partendo dal federalismo fiscale. Io siedo in commissione per l’attuazione del federalismo fiscale e sono assolutamente convinto che questa sia la strada che tiene uniti i territori, che imbocca la direzione di un’efficientamento della macchina dello Stato, di una equità sostanziale, non di facciata, tra territori, e quindi sgombra anche il campo da timori che l’autonomia possa essere foriera di divisioni. Se questo è il percorso che si va a intraprendere non bisogna avere timori, anzi è auspicabile che ciò avvenga”. Tuttavia nessuna delle forze politiche di opposizione ha potuto visionare il testo dell’intesa che, al momento, non è ancora definitiva. “Denunciamo che purtroppo è un tema senz’altro importante, ma su cui il governo, evidentemente in difficoltà, farà un po’ di ammuina ma di fatto non riesce a venirne a capo e quindi le bozze non circolano”, aggiunge Cattaneo. “In commissione abbiamo audito tanti ministri ed è stata plasticamente evidente la divisione che c’è tra i ministri leghisti e quelli 5 Stelle”, ossia, il freno arriva dai 5 Stelle, conclude Cattaneo.
SE LE PREMESSE SONO QUESTE, SI RISCHIA LA SECESSIONE DEI RICCHI
La posizione di Bonaccini non è certamente quella del Partito democratico”, ha detto Francesco Boccia, deputato dem. “Il nodo che resta irrisolto al quale il governo non ha ancora risposto, e temo che non sia in grado di rispondere, non è cosa succede nei primi tre anni dall’approvazione dell’accordo (tempo in cui il’impatto dell’applicazione delle nuove regole non incide sui trasferimenti dello stato), ma quando i trasferimenti dello Stato si riducono e si trasformano in maggiori introiti per le regioni richiedenti in funzione dell’impianto che è stato costruito. Siccome questo aspetto non è chiarito dalla proposta, io non capisco come si faccia a dire ‘io sono d’accordo’. Lombardia e Veneto dichiarano il loro accordo perché la loro condizione è win-win, loro sanno per certo che a quelle condizioni di costi standard avrebbero maggiori introiti per le caratteristiche del reddito pro capite”. Insomma, per l’esponente dem, il rischio che corrono le regioni meridionali con l’approvazione dell’autonomia differenziata, così come è concepita, è quello di na vera e propria secessione. “Time out, parliamo di autonomia senza propaganda d’accatto, indici infrastrutturali uguali in tutto il Paese, servizi pubblici uguali in tutto il Paese e poi i costi standard, certo”.