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La Lega vince le europee se diventa il primo partito, M5S ha già perso. Parla Enzo Risso (Swg)

Mancano tre giorni alle elezioni europee, la campagna elettorale è ai massimi livelli così come le tensioni tra le due forze di governo, il Movimento 5 Stelle e la Lega. Ma quali effetti avrà questa competizione elettorale sugli equilibri politici dell’Italia, quali gli scenari possibili dopo il voto di domenica se le due forze di governo dovessero vedere ribaltate le percentuali di consenso rispetto alle elezioni di marzo 2018? Formiche.net ne ha ragionato con Enzo Risso, direttore scientifico di Swg, che con i numeri lavora da anni.

La Lega? “È esagerato pensare che il 30% sia la soglia da superare per certificare la sua vittoria”, il Movimento 5 Stelle? “La sua partita sarà con il Partito democratico, ma rispetto alle politiche sarà comunque una sconfitta”, il Pd? “Queste elezioni potrebbero certificare il trend positivo iniziato dopo l’elezione di Zingaretti segretario”. Risultati a parte, però, i partiti dovranno fare i conti con uno scenario mutato a livello di consesi nel Paese, ma immutato all’interno delle aule parlamentari.

Partiamo dalla Lega, quale soglia deve superare per “vincere”?

La Lega parte dal 17% delle scorse elezioni. È chiaro che la soglia del successo della Lega è scavalcare i 5 Stelle, quindi diventare il primo partito italiano. In questi mesi la Lega di Salvini ha oscillato tra sopra-sotto il 30%, e il dato di fondo per ritenere che la Lega abbia avuto un successo è sia superare, ovviamente, il 17% delle politiche, ma soprattutto diventare il primo partito italiano.

Nessuna soglia del 30%, insomma?

È esagerato pensare che il 30% sia la soglia da superare per certificare la sua vittoria. È un modo fazioso per continuare a dire che qualcuno non vince mai. Comunque sia, per la Lega, che è in questo momento il terzo partito d’Italia perché è uscita dalle urne del 2018 come terzo partito, diventare, scavalcando gli altri partiti non perché questi scendono, ma perché guadagna altri voti, il primo partito, è un successo. Per diventare il primo partito dovrebbe guadagnare tra gli otto e i nove punti, non mi sembra che si possa dire che sia una non-vittoria.

Se questa soglia viene superata, alloravorrebbe dire che la Lega supera M5S. Come si ripercuote sugli equilibri politici?

Questo dipende da come andrà il Movimento 5 Stelle. Per M5S c’è una dinamica di discesa, ossia c’è una difficoltà rispetto alla possibilità di ripetere il dato del marzo 2018, che ricordiamo era il 32%. Il tema vero di sconfitta dei 5 Stelle, o di sopravvivenza, si gioca sul confronto col Partito democratico: se sarà sopra o sotto. Ci troviamo di fronte a due dimensioni di sconfitta, nel caso in cui i 5 Stelle si trovino sopra al Partito democratico si tratterebbe di una sconfitta seria, perché siamo di fronte a un partito che perde il 6-8% di voti in un anno. Ovviamente questa sconfitta diventerebbe una frana se M5S scendesse sotto la soglia del Pd. Questo aprirebbe nel Movimento 5 Stelle una seria riflessione e anche uno scontro non da poco sulla leadership di Di Maio, su come è andata in questi mesi l’esperienza di governo. Per sapere cosa diventerebbe la Lega se vincesse queste elezioni bisogna anche capire come verrà decodificata la sconfitta di M5S.

A quel punto, però, gli equilibri di governo sarebbero ribaltati…

Gli equilibri politici certamente, gli equilibri in Parlamento, però, no. Un governo deve essere votato dal Parlamento e il Parlamento conserverà i numeri che sono usciti dalle elezioni di marzo 2018.

Continuando sulle soglie tra vittoria e sconfitta, quali sono i numeri del Pd?

Per il partito di Zingaretti superare la soglia del 20% è l’obiettivo di fondo. Da lì in su si calcola il successo del nuovo segretario. Se il Pd sta sotto la soglia del Movimento 5 Stelle, ma sopra il 20%, è comunque un successo per Zingaretti. È ovvio che se il Pd superasse M5S sarebbe un inizio di stagione di ripresa consistente e importante.

La partita sul governo?

È molto complessa, per tre motivazioni. La prima è che i numeri non ci sono per maggioranze aternative, o meglio non ci sono se si considera come sono strutturati i partii oggi, perché l’unica possibilità per avere una maggioranza alternativa è che qualcuno si allontani dal partito per cui è stato votato, passi tra i cosiddetti “responsabili” consentendo la nascita di un governo alternativo. Questo vorrebbe dire che un ipotetico governo non c’è con i numeri: per realizzarlo il centrodestra avrebbe bisogno di una folta pattuglia di responsabili o dell’appoggio esterno del Pd, e questa seconda opzione la vedo molto difficile.

La seconda motivazione, invece?

Un’altra ipotesi è che cade questo governo e abbiamo un governo sostenuto dai 5 Stelle e dal Pd, ma anche in questo caso è una scelta complessa, non mi pare così facile per il partito di Zingaretti, soprattutto se è in ripresa, riuscire ad andare al governo con quanti hanno fino ad oggi ritenuto degli incompetenti. Terza soluzione è quella del governo tecnico ipotesi come al solito di una personalità di alta levatura come potrebbe essere Draghi, ma anche in questo caso il tema è: chi lo vota? In tutto questo c’è al fondo il problema delle “elezioni sì elezioni no” e nuova legge di stabilità.

Ci spieghi meglio.

È chiaro che l’apertura di una crisi oggi, con eventuali elezioni a fine settembre, porterebbe l’Italia a una situazione difficile perché porterebbe le elezioni a ridosso dal varo della legge di stabilità, e questo vorrebbe dire che una legge di enorme importanza verrebbe fatta da questo stesso governo senza i pieni poteri, perché sarebbe un governo transitorio, e dall’altra parte esporrebbe l’Italia alla speculazione internazionale e lo spread. Tutto è possibile in questo Paese, ma vedo le elezioni anticipate come una scelta molto complessa.

L’eventuale governo tecnico potrebbe trovare un sostegno in Parlamento?

Potrebbe essere sostenuto da una coalizione con lo scopo di fare la legge di stabilità, bisognerebbe però capire chi è che si assume la responsabilità di fare una legge di stabilità che stante le attuali condizioni non può che essere dura e pesante, ed è difficile pensare che ci sia qualche forza politica che si voglia intestare questo tipo di soluzione. Direi quindi che dal 27 maggio si apre un bel rebus per le forze politiche. Certo è, come ha detto ancora Giorgetti ieri, che non si può andare avanti nello stallo. Si aprirà comunque una crisi di governo – che può essere esplicita o implicita, vedremo – che porterà a un chiarimento tra le parti. Soprattutto per i 5 Stelle e per la Lega, ma anche per gli altri partiti, si apre una stagione in cui si vedrà se sono dei partiti in grado di guidare il Paese al di fuori delle secche attuali o se ci sarà bisogno di una nuova stagione di ampio cambiamento.

Non pensa che, a livello elettorale, le forze di governo potrebbero scegliere di far fare la legge di stabilità a un governo tecnico, per poi andare nuovamente a elezioni senza il peso di eventuali misure “lacrime e sangue”?

Apparentemente sì, ma bisogna tenere sempre presente che uno dei due attuali partiti dovrebbe comunque sostenere questo governo tecnico, perché le altre forze politiche, con i responsabili, non avrebbero la forza di sostenerlo. Qualunque alleanza, cioè Forza Italia, Pd più responsabili, vorrebbe dire una quota estremamente alta di “tranfughi” dai partiti di governo. Si potrebbe ipotizzare un governo di minoranza, nella storia italiana non sono mancate le prove, però bisogna aspettare ancora un po’ per capire se è una possibilità. È chiaro, però, che nessuna delle forza attuali vuole intestarsi una finanziaria “lacrime e sangue”, ma penso che lo stesso valga per Pd e Forza Italia.

Insomma, al di là di come andrà il 26 maggio, il Parlamento rimane invariato…

Esatto. Non esiste un governo che non è sostenuto da una maggioranza parlamentare, anche i famigerati governi del presidente hanno comunque bisogno di una maggioranza in Parlamento.



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